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Vaccarizzo Albanese, destinazione Vakarici sullo speciale ‘Guida di Repubblica’: gli auguri del Sindaco alla comunità e al territorio

“Eravamo e restiamo convinti che tramandare nelle nuove generazioni il patrimonio di conoscenze intorno alla lingua e alla cultura arbëresh e promuovere all’esterno questa preziosa eredità come valore ed elemento distintivo, possa rappresentare un’importante opportunità. Che ognuno di noi possa avere piena consapevolezza della forza della nostra storia e della nostra identità per partecipare alla crescita e allo sviluppo della propria comunità”.

 

È quanto dichiara il Sindaco Antonio Pomillo augurando alla comunità di Vakarici di trascorrere questi giorni di festa nel pieno spirito della tradizione.

 

Il Primo Cittadino coglie l’occasione per esprimere soddisfazione per lo speciale de la Repubblica dedicato a Vaccarizzo Albanese e agli altri comuni arbëreshë come Civita, Firmo, San Benedetto Ullano, Frascineto, Acquaformosa, Plataci, San Basile e Castroregio.

 

Albanesi d’Italia – storia e volti del mondo arbëresh. È, questo il titolo del tomo di oltre 200 pagine de Le Guide ai sapori e ai piaceri, dove trova spazio anche lo speciale dedicato a Vakarici. Il volume è disponibile nelle edicole da qualche giorno.

 

Un museo del costume nell’antico palazzo. È il titolo del servizio che apre una finestra sulla cittadina collinare.

 

È un miracolo antropologico, per usare le parole di Pier Paolo Pasolini – si legge nell’articolo di presentazione della speciale Guida di Repubblica  – quello che accade nel quotidiano di circa 50 comunità del Sud Italia, sparse tra Sicilia e Calabria, Basilicata e Puglia, ma anche Molise, Campania e Abruzzo. Un patrimonio unico di tradizioni, costumi, riti, lingua che ha saputo resistere alla dispersione delle migrazioni e dei secoli, tramandato con orgoglio e candidato nella lista del patrimonio immateriale Unesco. È il piccolo mondo antico degli Arbëreshë, gli albanesi fuggiti dalla loro patria a causa dell’oppressione ottomana tra il XV e il XVIII secolo e sbarcati nell’Italia meridionale e insulare, i cui discendenti ancora oggi conservano in molti casi questa forte identità.

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