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Pantani e il test a Madonna di Campiglio, Morra: “Accertata possibile manipolazione della provetta”

«Grazie all’attività istruttoria compiuta dalla Commissione antimafia ed in particolare dal Comitato coordinato dal Sen. Endrizzi è stato accertato che numerose anomalie contrassegnarono la vicenda che portò all’esclusione dell’atleta Marco Pantani dal Giro d’Italia a Madonna di Campiglio, il 5 giugno 1999: diverse e gravi furono le violazioni alle regole stabilite affinché i controlli eseguiti sui corridori fossero genuini e il più possibile esenti dal rischio di alterazioni» – lo afferma in una nota il Presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra nel presentare il nuovo lavoro appena pubblicato.

«Nell’effettuare i controlli sugli atleti a Madonna di Campiglio – spiega Morra – non venne rispettato il Protocollo siglato dall’UCI con l’ospedale incaricato di eseguirli. In particolare, dal lavoro della Commissione, è emerso che nell’apporre l’etichetta sulla provetta che conteneva il campione ematico di Marco Pantani non vennero seguite le regole imposte per garantirne l’anonimato, essendo presenti altri soggetti, diversi dall’ispettore dell’UCI che avrebbe dovuto essere l’unico a conoscere il numero che contrassegnava la provetta».

«E’ stato inoltre accertato che il prelievo di sangue sul campione di Cesenatico venne effettuato alle ore 7.46 e non già alle ore 8.50, come invece indicato nel processo che egli dovette subire per ‘frode sportiva’: questa grossolana difformità, piuttosto singolare – puntualizza il Presidente della Commissione parlamentare antimafia – escluse la possibilità che in quel processo fosse valutata l’ipotesi della manipolazione mediante “deplasmazione” del campione ematico».

Dalla relazione si legge: va chiarito che la “deplasmazione” è un’operazione che consente di modificare i valori del sangue contenuto in una provetta: se la provetta viene lasciata ferma in posizione verticale, la parte corpuscolata del sangue contente i globuli rossi precipita sul fondo e la parte mena densa, quella plasmatica, rimane al di sopra. Tale processo avviene in circa 30-60 minuti. Dopo tale tempo se dalla provetta si preleva anche una piccola parte di plasma che si trova in superficie, tutti i parametri ematologici vengono alterati e si avrà una concentrazione più alta del globuli rossi e quindi di emoglobina ed ematocrito ed una diminuzione di piastrine.

«I dati scientifici esposti dagli esperti auditi dalla Commissione – racconta Morra – ci hanno spiegato come effettivamente i valori del sangue riscontrati in Pantani nell’esame di Madonna di Campiglio presentavano un livello di piastrine inspiegabilmente basso (109.000 per microlitro), difforme dal valore normalmente riscontrato negli esami ai quali il corridore era stato sottoposto nella sua storia sportiva anche recente. Dopo sei ore dal primo esame, Pantani si sottopose, inoltre, di sua iniziativa ad un ulteriore controllo presso l’ospedale di Imola, che rilevò un livello regolare di ematocrito ed un numero di piastrine (161.000 per microlitro) significativamente più alto rispetto a quello riscontrato nel primo esame e conforme al valore ordinariamente riscontrato nel sangue del campione. La Commissione, quindi, ha ascoltato i medici che effettuarono le analisi ma non ha ritenuto soddisfacente la spiegazione da loro offerta poiché fondata su un possibile coefficiente di errore del macchinario utilizzato».

Morra a conclusione delle indagini portati avanti dalla Commissione antimafia, afferma nella relazione: «Contrariamente a quanto affermato in sede giudiziaria, l’ipotesi della manomissione del campione ematico, oltre che fornire una valida spiegazione scientifica agli esiti degli esami ematologici, risulta compatibile con il dato temporale accertato dall’inchiesta della Commissione: collocando correttamente l’orario del prelievo a Marco Pantani alle ore 7.46, quindi più di un’ora prima rispetto a quanto sino ad oggi ritenuto, risulta possibile un intervento di manipolazione della provetta».

«Tale ipotesi – puntualizza Morra – è inoltre ancor più plausibile alla luce delle informazioni fornite da Renato Vallanzasca – confermate dagli altri elementi acquisiti dall’organismo di inchiesta parlamentare – che rivelano i forti interessi della camorra sull’evento sportivo, oggetto di scommesse clandestine, e l’intervento della stessa per ribaltarne il risultato tramite l’esclusione di Marco Pantani, del quale era ormai pressoché certa la vittoria».

Sulla morte dell’atleta nella relazione si può leggere: L’inchiesta della Commissione si è anche soffermata su alcune anomalie verificatesi nel corso delle indagini svolte sulla morte dello sfortunato corridore. L’Autorità giudiziaria accolse immediatamente l’ipotesi dell’accidentalità del decesso, ricondotto all’autoassunzione di sostanze esogene, escludendo del tutto la possibile riferibilità dello stesso ad un’azione omicidiaria.

La Commissione ha svolto alcune audizioni che sembrano porre in discussione il quadro probatorio che condusse agli esiti giudiziari predetti: «Le dichiarazioni rese in Commissione – racconta il Presidente Morra – dagli operatori sanitari che intervennero sul luogo del decesso di Pantani, che hanno escluso la presenza all’atto del loro accesso del ‘bolo di cocaina’ rinvenuto vicino il cadavere, in uno ad altri dati istruttori acquisiti, rendono necessari, a giudizio dell’organo parlamentare, ulteriori approfondimenti. La Procura di Rimini ha recentemente riaperto le indagini sulla morte di Marco Pantani. La Commissione parlamentare antimafia auspica – conclude Morra – che venga fatta piena luce sugli avvenimenti che videro protagonista il campione di Cesenatico, valutando anche gli elementi raccolti nel corso dell’inchiesta parlamentare rispetto ai quali gli esiti giudiziari cui si è finora pervenuti non offrono esaustiva spiegazione».

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