“Io qua ci ho 150.000 tonnellate se li devi mettere mettili e ti faccio lavorare”. “Andiamo all’anno nuovo però”. Questo il botta e risposta, intercettato dagli investigatori della Dia, tra il geometra che si occupava dei lavori di “demolizione e bonifica” nell’area dello scalo ferroviario di Porta Romana a Milano, dove sorgerà il Villaggio olimpico, e il presunto affiliato alla ‘Ndrangheta Pietro Paolo Portolesi, finito ai domiciliari e a cui sono state sequestrate le quote societarie di quattro imprese con cui si sarebbe infiltrato anche in vari subappalti pubblici.
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Stando all’ordinanza del gip Anna Calabi, Portolesi avrebbe avuto col geometra “diverse conversazioni” a partire dal novembre scorso sul “conferimento di macerie provenienti” da quell’area dello scalo ferroviario da riqualificare. I “conferimenti” a una delle imprese di Portolesi, sempre stando agli atti, “sarebbero però cessati pochi giorni dopo, causa il raggiungimento da parte della stessa Legnano Ecoter dei quantitativi massimi previsti dalle autorizzazioni” e “il tutto con riserva di riprenderli in quest’anno 2022 – spiega il giudice – salvo il raggiungimento di un accordo sul prezzo”.
Portolesi, intestando a prestanome le imprese, tutte “regolarmente iscritte nelle ‘White list'” e dunque di fatto “assolutamente legittimate ad operare nella filiera dei pubblici appalti”, si sarebbe infiltrato, da febbraio scorso, anche nei lavori di un cantiere di bonifica in via Guido Rossa a Buccinasco, nel Milanese.