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Inchiesta “Rinascita”, il Tribunale di Vibo: “Per processo a boss, sarà necessario risentire tutti i testimoni”

Sara’ necessario risentire tutti i testimoni gia’ escussi nel troncone principale del processo Rinascita che si sta celebrando da oltre un anno e mezzo nell’aula bunker di Lamezia Terme, nel processo che vede imputato Giuseppe Antonio Accorinti. Lo ha stabilito il Tribunale di Vibo Valentia dopo la ricusazione dei magistrati Brigida Cavasino e Gilda Romano, rispettivamente presidente e togato a latere del Tribunale nel filone primario di Rinascita-Scott, avanzata da Giuseppe Antonio Accorinti per il tramite dei suoi legali, gli avvocati Daniela Garisto e Francesco Sabatino ed accolta nei mesi scorsi dalla Corte d’Appello di Catanzaro dopo un annullamento con rinvio da parte della Cassazione. La ricusazione di Accorinti, ritenuto il boss del Poro – cui era seguita poco tempo dopo quella del boss di Limbadi, Luigi Mancuso, con lo stesso esito, era sorta a seguito della menzione dell’imputato nelle motivazioni della sentenza del procedimento penale “Nemea” (poi confluito in “Rinascita”) che aveva visto i due giudici Cavasino e Romano essere componenti del collegio. Le istanze di astensione erano state rigettate dal presidente del Tribunale di Vibo, Antonio Erminio Di Matteo, e pertanto la difesa di Accorinti aveva ricusato i due giudici. La Corte d’Appello di Catanzaro aveva dapprima respinto il ricorso salvo poi accoglierlo, aprendo la strada ad un nuovo filone parallelo a quello principale nel quale risulta imputato il solo presunto boss del Poro.

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