Con un titolo altisonante al punto da rasentare la soglia del ridicolo, nei prossimi giorni a Villa San Giovanni avrà luogo un meeting dedicato al ponte sullo Stretto di Messina, volto a individuarne le opportunità per i territori dello Stretto e niente meno che per “l’area Euro-Mediterranea”. Già fatichiamo a rilevare i benefici che questa opera avrebbe per la popolazione di Calabria e Sicilia e sinceramente non possiamo che addebitare alle alte temperature di questi giorni lo sforzo allucinatorio di chi intravede ricadute così ampie per un ponte che di certo rappresenta un’opportunità di guadagno solo per gli attori coinvolti nell’ennesima fase di studio e progettazione.
Il ponte sullo Stretto, come ormai è noto, non apporterà benefici diretti al territorio dello Stretto. Nessun impatto per l’80% di quel traffico annuale che è caratterizzato da pendolarismo locale, che non sarà coinvolto in alcun modo da un progetto di attraversamento statico dello Stretto. La popolazione di Villa San Giovanni e Messina, invece, subirà le pesanti conseguenze di una cantierizzazione pluridecennale dei territori: oltre all’impatto ecologico e ambientale, tutt’altro che risibile in un’area esemplare dal punto di vista della bio-diversità animale e vegetale, parliamo di una devastazione che non solo porterà a ripensare drasticamente la vocazione marina di comunità come quelle di Cannitello e, in Sicilia, Torre Faro, ma che sfugge a qualsiasi inquadramento ingegneristico ed economico finanziario. Prendere atto che i costi di costruzione del ponte lievitano di mese in mese (senza certezza alcuna delle coperture, come rilevato persino dal DEF) fa certo piacere a chi avrà le mani in pasta nella perenne progettazione (che è già costata oltre 500 milioni di euro sottratti alle casse dello Stato), così come sottolineare che al momento le uniche esperienze mondiali di costruzione di ponti accostabili a quello sullo Stretto se ne discostano profondamente per lunghezza, configurazione complessiva e funzionalità (non prevedendo, ad esempio, il passaggio di treni) significa giocare con il futuro dei territori.
Territori che vorrebbero invece veder migliorate altre infrastrutture, funzionali a una mobilità sana sul territorio nazionale; opportunità di accesso alle cure e alla sanità; politiche del lavoro serie, non strampalate come quelle propagandate dai sì-pontisti (e che non tengono conto dei profili di occupabilità dei giovani calabresi, ad esempio). Territori che non vogliono essere presi in giro con alibi secondo cui il mancato sviluppo del nostro Mezzogiorno è stato dovuto all’assenza di un’opera chimerica e del tutto immaginaria; alibi offensivi se a muoverli sono gli stessi che stanno per dividere l’Italia con l’autonomia differenziata.
Richiamare una vaga e fumosa ‘area euro-mediterranea’ sarà sì efficace a lanciare il pallone in tribuna, ma nulla aggiunge a un quadro di assoluta incertezza che pesa soprattutto sulle persone che vivono quotidianamente i territori e non lo visitano solo per chiudersi in magnifici resort in occasione di convegni ad alta risonanza mediatica.
L’evento, organizzato da alcune associazioni del territorio e, per quanto possiamo leggere dal programma dell’iniziativa, marcato dagli interventi di rappresentanti politici di destra nonché dalla presenza, quanto meno annunciata, del ministro Salvini, ha ricevuto il patrocinio di diversi comuni calabresi, compreso quello di Villa San Giovanni. Comprendiamo le ragioni della linea prudente e concertatrice sin qui adottata dalla sindaca Caminiti e dalla sua giunta, non solo perché espressione di un orientamento vigilante che giustamente è proprio di chi detiene responsabilità di governo del territorio, ma anche perché questo orientamento ha finora messo in evidenza le contraddizioni e le spaventose lacune di un progetto (ancora lontano dallo stadio esecutivo) che stravolgerà in particolare le città di Villa San Giovanni e Messina senza alcuna prospettiva di sviluppo per queste comunità.
Ma a nulla al momento è valso sciorinare tutte queste contraddizioni mettendo sul piatto studi su studi da parte di tecnici (sostenitori della necessità di realizzare un’opera per l’attraversamento stabile dello Stretto…) a ribadire l’irrealizzabilità dell’opera, così come inascoltate sono rimaste le uscite dell’Anac e della Corte dei Conti: questo governo, con Salvini lancia in resta, non pare voglia intendere alcuna ragione.
Non si può ragionare e confrontarsi con chi è sordo ad ogni obiezione, soprattutto quando si prova a difendere e garantire un territorio di cui a Salvini e alla sua Lega non è interessato mai niente, anzi…
Alla sindaca di Villa San Giovanni, così come ai sindaci dei comuni della Costa Viola, al Sindaco metropolitano di Reggio Calabria, e a tutte le istituzioni che dovrebbero garantire e tutelare questi territori e i loro abitanti, chiediamo di rispedire in maniera determinata al mittente azioni e progetti calati dall’alto con arroganza e violenza. Le realtà attive nel contrasto alla costruzione del Ponte e nel rilancio dei tanti progetti di cui la Calabria avrebbe bisogno saranno al loro fianco in questa battaglia”.
E’ quanto si legge in una nota della Rete “No Ponte” Calabria.