«La tassazione locale, in modo particolare le addizionali regionali e comunali all’Irpef – scrive in una articolata nota il Segretario Generale della CISL Calabria, Giuseppe Lavia –, contribuisce ad aumentare il prelievo fiscale sui redditi da lavoro e da pensione.
Il peso di questa tassazione aggiuntiva sull’Irpef – prosegue – è negli anni cresciuto esponenzialmente, in molti casi si è triplicato. Nella nostra Regione, esiste un’unica aliquota all’1,73%. Su un reddito da 25.000 euro, al netto di eventuali oneri deducibili ai fini Irpef, il peso dell’addizionale supera i 432 euro annui.
L’aliquota unica è un sistema di tassa piatta, non in linea con il principio di progressività dell’imposizione fiscale. Come dire, una flat tax ante litteram.
Per la CISL Calabria – afferma il Segretario Lavia – serve una riforma che abbassi l’aliquota dell’addizionale sul primo scaglione Irpef, quello per intenderci fino a 28.000 euro di reddito, e che poi salga progressivamente per i redditi superiori. È quello che fanno molte Regioni.
Soprattutto servono meccanismi di alleggerimento della tassazione per alcuni soggetti e per carichi di famiglia. Ad esempio, per le famiglie con almeno due figli serve introdurre detrazioni adeguate. In alcune Regioni questo avviene. In Liguria, per citarne una. E per gli ultrasettantenni portatori di handicap che non superino determinate soglie di reddito, alcune Regioni prevedono detrazioni. Un esempio da mutuare.
Per quanto riguarda le addizionali comunali all’Irpef, l’aliquota massima applicabile è dello 0,8 %, con una maggiorazione non superiore al 0,4% per i Comuni in disavanzo finanziario. I Comuni possono anche applicare un’aliquota unica o una scala di aliquote progressive a scaglione sulla base dell’Irpef statale, prevedere soglie di esenzione in base al reddito. Gran parte dei Comuni calabresi applica l’aliquota massima dello 0,8%. Per un reddito di 25.000 euro, al netto di eventuali oneri deducibili ai fini Irpef, l’addizionale comunale vale 200 euro circa.
In base ai dati elaborati in collaborazione con la Società Regionale dei Servizi CISL Calabria – spiega il Segretario regionale dell’organizzazione sindacale, Giuseppe Lavia –, il 65% dei Comuni calabresi applica l’aliquota dello 0,8%, l’1% un’aliquota compresa fra 0,7% e 0,8%, il 30% una aliquota compresa fra 0,4 e 0,7%, il 4% un’aliquota inferiore allo 0,4%.
Il 14% dei Comuni calabresi applica l’aliquota unica con un’esenzione di reddito che varia tra 6.000 e 34.999 euro, valore massimo, quest’ultimo, per il Comune di Jacurso. Il 7% applica un sistema impositivo a scaglioni di reddito prevedendo, inoltre esenzioni tra i 5.500 e i 28.000 euro. L’80% dei Comuni, invece, applica un’unica aliquota, nessuna progressività, una tassa piatta.
Vibo Valentia, con un’aliquota dell’1,2% e con un’esenzione fino a 7.000€ di reddito è il capoluogo di provincia italiano dove è più alta l’addizionale comunale. Nel caso in esame, per un lavoratore con un reddito imponibile di 25.000 euro, che risiede in un Comune che applica l’aliquota allo 0,8% senza esenzioni, il peso sommato delle addizionali regionali e comunali sale al 2,53%, per un valore di circa 632 euro annui, 53 euro al mese.
Se, come è giusto, occorre preservare la progressività dell’imposizione fiscale, contro le ipotesi di flat tax estesa, allora si inizi dalla tassazione Irpef regionale e locale. La CISL – conclude Lavia – chiede alla Regione di aprire un confronto su una riforma necessaria del regime dell’addizionale Irpef che sostenga, per esempio, i redditi più bassi e le famiglie con più figli. Nello stesso tempo, riteniamo che anche per l’addizionale comunale Irpef occorra maggiore equità e progressività».