Il prossimo 11 Settembre sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, sarà disponibile la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” sul tema “Chile 50 años: 1973-2023. Mezzo secolo di golpe”. L’11 settembre 1973 il Generale Augusto Pinochet guida un colpo di Stato militare in Cile . Lo stesso giorno, durante il bombardamento del palazzo presidenziale, il presidente Salvador Allende si suicidò. Decine di migliaia di uomini e donne furono arrestati e torturati. Il governo degli Stati Uniti ha declassificato e pubblicato parti dei rapporti quotidiani preparati per il presidente Richard Nixon fra l’8 e l’11 settembre 1973, nei giorni precedenti al colpo di stato cileno del generale Augusto Pinochet, che mise fine all’esperienza di Unidad Popular del presidente socialista Salvador Allende. Citando il portavoce della Casa Bianca, l’ambasciata statunitense a Santiago ha sottolineato che “insieme a migliaia di documenti precedentemente declassificati”, questo nuovo gesto “dimostra l’impegno duraturo nei confronti del partenariato Usa-Cile, che è coerente con i nostri sforzi per promuovere la democrazia e i diritti umani nei due Paesi e nel mondo”.
I documenti diffusi in passato, è ormai acclarato (come riconosciuto anche da storici e politologi), hanno confermato che la caduta di Allende avvenne con un sostanziale beneplacito e una partecipazione economica delle autorità statunitensi dell’epoca. Il coinvolgimento della Cia è stato confermato e ribadito in tempi non sospetti. “La declassificazione dei documenti – precisa un comunicato che accompagna la desecretazione – è un processo complesso e multi-agenzia, in cui il governo degli Stati Uniti tiene conto di numerosi fattori, tra cui la sicurezza nazionale, la protezione della fonte ed eventuali rischi e benefici derivanti dalla divulgazione di informazioni specifiche”. Tenendo conto di questi fattori, si dice poi, “il governo ha completato questa revisione di declassificazione in risposta ad una richiesta del governo cileno e per consentire una comprensione più profonda della storia che condividiamo”. Tra i vari luoghi teatro delle crudeli operazioni militari ci fu l’ Estadio Nacional che divenne un vero e proprio campo di concentramento e tortura a cielo aperto per prigionieri politici. Il giorno stesso del golpe tutti gli aderenti ad Unidad Popular e tutti i sostenitori di Allende vennero rinchiusi al suo interno. In migliaia furono incarcerati, ammassati in spogliatoi, gallerie, bagni e qui sottoposti a scosse elettriche, percosse, abusi psicologici e sessuali e abbandonati alla denutrizione.
I tempi di prigionia furono abbastanza variabili: alcuni “sospetti” vennero rilasciati dopo alcune settimane, altri furono trasferiti negli altri campi di concentramento al di fuori di Ñuñoa. Molti di loro non sono stati ritrovati a oggi, mentre migliaia di persone scelsero l’esilio. Il colpo di stato ovviamente poi getta il paese in una situazione di incertezza totale, soprattutto nelle prime settimane, nei primi mesi, c’è una repressione indiscriminata di coloro che avevano appoggiato il governo Allende ed è abbastanza difficile capire quante persone siano realmente morte in quelle settimane, in quei primi mesi. Si verificò una sanguinaria caccia ai sovversivi, privando della libertà – tra il 1973 e il 1990 – 300.000 persone, espellendone 100.000 o costringendole all’esilio, sottoponendone 50.000 alla tortura, assassinandone o facendone sparire circa 5.000. Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi da parte di Ivan Tripodi (studioso dei Paesi dell’America Latina). Tenuto conto dei protocolli di sicurezza anti-contagio e dei risultati altalenanti della pandemia di COVID 19 e nel rispetto delle norme del DPCM del 24 ottobre 2020 la conversazione, organizzata dal sodalizio culturale reggino,sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da lunedì 11 settembre.