È un libro nato quasi per caso quello che Ritanna Armeni ha presentato sabato 18 novembre a Cosenza, nella Chiesa delle Vergini. “Il secondo piano”, edito da Ponte alle Grazie, racconta la Roma rastrellata dai nazisti nel 1943 e, al contempo, la grande resistenza di chi decise di aprire la porta delle proprie case agli ebrei perseguitati. «Sfogliando un vecchio numero de L’Osservatore Romano mi sono imbattuta in una storia e ho voluto raccontarla, ricostruendola attraverso la raccolta di fatti e testimonianze», ha detto l’autrice nel corso della presentazione organizzata dalla Fondazione Premio Sila.
La storia in questione è quella del convento di Poggio Moiano a Roma che, grazie all’impegno delle sue suore, accolse – non a caso al secondo piano – chi fu costretto a fuggire per scampare ai campi di concentramento. «Da giornalista – ha continuato Ritanna Armeni – sono subito andata al convento, ho suonato il campanello e suor Clara mi ha raccontato tutto, mi ha mostrato dei diari. Poi mi ha accompagnata al secondo piano, che ancora accoglie chi si trova in situazioni di fragilità: quando sono entrata, c’erano senzatetto e migranti. Così mi sono detta che avrei dovuto scriverne: il libro è nato in questo modo».
E più scavava, più Armeni raccoglieva dati quasi trascurati dagli storici. «Nel 1943 – ha detto ancora l’autrice durante la presentazione – 250 conventi nascosero gli ebrei. I due terzi erano conventi femminili: di ebrei romani ne salvarono circa 4500. Una storia, dunque, di coraggio, una storia di suore, una storia anzitutto di donne mosse da spirito di dedizione, fiducia, carità. Perché sì, la carità è la protagonista principale del romanzo».
Non è stato un caso, pertanto, che la presentazione si sia tenuta nella Chiesa del centro storico bruzio che afferisce al Complesso delle Vergini, all’interno del quale grazie alla Fondazione Santa Maria delle Vergini, vengono ospitate donne in difficoltà ma anche minori non accompagnati.
A dialogare con Ritanna Armeni, Francesco Maria Greco, che ha sottolineato quanto il romanzo sia «caratterizzato dalla levità calviniana», e Maurizio Misasi che, invece, ha fatto luce sull’accoglienza e sullo spirito solidaristico «che attraversano tutto il libro ma pure il Complesso delle Vergini che, coi suoi progetti, non abbandona chi sta ai margini».
L’evento ha aperto il calendario degli appuntamenti che accompagneranno l’edizione 2024 del Premio Sila, diretto da Gemma Cestari. Grande anche l’entusiasmo del presidente della Fondazione Premio Sila Enzo Paolini che, in apertura di presentazione, ha sottolineato «l’importanza di riscoprire quei luoghi vivi e vivaci del centro storico di Cosenza, luoghi brulicanti di umanità». La Chiesa delle Vergini ha, di fatto, incantato il pubblico: uno scrigno di arte, con la Madonna della Tenerezza, meglio conosciuta come “il piccolo Pilerio”, e la tavola d’altare, una delle poche opere (sono solo tre in tutta la Calabria) a rappresentare insieme la dormizione di Maria e la sua assunzione.
Una presentazione, in definitiva, partecipatissima. Tra letture pregiate e icone bizantine.