Torna a Soveria Mannelli il Festival del Lamento, giunto alla sua terza edizione estiva. Un rito collettivo, una festa di comunità, una rassegna culturale che esalta e irride il lamento e ci costruisce attorno un palinsesto di eventi che richiama da ogni parte d’Italia giornalisti, scrittori, musicisti, artisti e attivisti.
Il Festival del Lamento, in programma dall’1 al 4 agosto, spiegano gli organizzatori, “gioca e riflette su una tipica abitudine calabrese – che in realtà appartiene a tutti gli esseri umani – trasformando i lamenti individuali in un’esperienza collettiva attraverso la condivisione pubblica e il coinvolgimento degli abitanti”. “Spa-tur-nà-ti” è il tema che Deda, Associazione di promozione sociale che organizza il Festival, ha scelto per il 2025: un aggettivo dialettale derivante dal latino – sine patre nati – che significa orfani, senza patria, per estensione, dannati.
“Capita di sentirsi spaturnàti, a queste latitudini – dice Gaetano Moraca, ideatore del Festival del Lamento -. di sentirsi figli di nessuno, dimenticati da chi dovrebbe occuparsi di noi. E così, a queste latitudini, abbiamo spesso iniziato a credere di essere dannati, di non meritarci niente, e abbiamo preso a viaggiare e a muoverci per dimostrare di valere qualcosa. Finendo per sentirci senza casa, senza patria, in posti lontani”. Attorno a questo tema ruoteranno gli incontri del Festival del Lamento 2025, scanditi in tre momenti fissi che trasformano il Festival in un rito collettivo, antichissimo ma ancora attuale.
Durante le Lamentazioni serali, spiagano gli organizzatori, si scambieranno idee e ci si potrà lamentare pubblicamente attraverso talk e dibattiti; durante i Refrigeri ci si consolerà con cibi e bevande di conforto; gli Epicedi chiuderanno le giornate, con lo scopo di esorcizzare il lamento e le difficoltà della vita con musica, risate e danze.