“Mi fece un prospetto delle condizioni del prestito, dicendomi che se non avessi onorato gli impegni sarei stato gambizzato, nella migliore delle ipotesi”. Così una delle vittime di un giro di usura, tra l’altro un imprenditore del settore rifiuti arrestato nel 2019, ha descritto a verbale il ruolo di Orlando Demasi, uno degli arrestati nel nuovo blitz della Squadra mobile di Milano e della Dda in Lombardia, affiliato alla ‘locale’ di ‘ndrangheta di Giussano (Monza e Brianza), collegata a un clan di Guardavalle (Catanzaro) e a cui nel 2019 erano stati confiscati 3 milioni di euro dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale milanese.
Il “memoriale” di una delle vittime di usura è contenuto nell’ordinanza del gip di Milano Fiammetta Modica, emessa su richiesta del pm Francesco De Tommasi. “Mi ha prospettato un prestito di 30mila euro con restituzione mensile del capitale di 10mila euro e interessi per circa 3mila euro”. Demasi gli avrebbe anche detto, stando al suo racconto, che un “addetto alle riscossioni” aveva “massacrato un signore di Dairago che si occupava di ceramiche e marmi e che aveva un ritardo di uno o due giorni nel pagamento della rata del prestito”.
Oltre ad un secondo episodio di usura ai danni di un’altra vittima (“avevo paura” di Demasi, ha raccontato), negli atti si parla anche di un caso di presunta estorsione, legato ad una fornitura di droga, nel corso del quale il presunto ‘ndranghetista avrebbe pure sferrato “una testata” alla nuca “della vittima”.
Il “clima omertoso”, scrive ancora il gip, “ha impedito” di accertare “altri episodi di pattuizioni usurarie ma appare pacifico” come Demasi “ponesse a disposizione di una platea di imprenditori le società cartiere e il sistema della false fatturazioni”. Lui stesso, secondo il gip, avrebbe detto “di svolgere questo ‘lavoro’ da oltre 30 anni”.