Un numeroso e qualificato pubblico ha seguito l’interessante Convegno promosso dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (M.E.I.C.) Sezione di Catanzaro Squillace, sul tema “Mercato, economia e bene comune: le ragioni del dialogo”, che si è tenuto nella sala conferenze della Camera di Commercio di Catanzaro. L’evento rientra nel più ampio progetto avviato dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale per la costituzione di una Alleanza per il bene comune aperta alla società civile, al mondo associativo, accademico, sindacale, ordini professionali, associazioni di categoria e istituzioni pubbliche per promuovere, con azioni concrete, l’idea del bene comune e dei diritti inalienabili dell’uomo, difendendo, ad ogni livello istituzionale, i principi cardine della nostra Carta costituzionale. L’idea dell’Alleanza è stata sviluppata dal M.E.I.C. prendendo spunto dalla storica sentenza della Corte costituzionale n. 192/2024 sull’ Autonomia differenziata che ha configurato il bene comune come strumento a servizio della società e dei diritti degli individui e delle formazioni sociali a garanzia dell’unità e l’indivisibilità della Repubblica. Peraltro, il bene comune è uno dei cardini della Dottrina sociale della Chiesa quale dimensione sociale e comunitaria del bene morale.
Il Convegno fa seguito all’intesa intercorsa tra il M.E.I.C. – e Fondazione Eugenio Mancuso per condividere e promuovere iniziative per la diffusione di una cultura del bene comune nell’ambito di EXPO FATA, annuale importante manifestazione organizzata dalla suddetta Fondazione sul tema dell’agricoltura, turismo e ambiente. L’iniziativa ha visto l’adesione di Camera di Commercio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, Comalca e Unindustria Calabria. Numerose le autorità e le personalità di spicco che hanno presenziato all’incontro, moderato dal presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri, che ha sottolineato come l’alleanza tra Meic e Fondazione Mancuso sia anche finalizzata alla diffusione di una cultura del bene comune anche all’interno degli eventi legati ad Expo Fata, di cui questa mattinata è un’anticipazione.
Il primo a portare i propri saluti istituzionali è stato il prefetto di Catanzaro, Castrese De Rosa: “Penso che il ruolo della Chiesa cattolica nella società di oggi sia fondamentale. Bisogna diffondere sempre più l’idea che senza valori non si va da nessuna parte, serve un tessuto sociale che sia sempre più inclusivo e che trovi nella cooperazione il modo per risolvere i problemi, mettendo al centro la persona umana e rinunciando agli interessi particolari in favore del bene comune”. In rappresentanza del Sindaco di Catanzaro, impedito a partecipare, ha partecipato l’assessore alle attività economiche, Giuliana Furrer: “Sono sempre lieta di prendere parte a queste iniziative: il bene comune dovrebbe essere al centro dei dibattiti della città anche per offrire una prospettiva ai nostri giovani che li renda in grado di fare impresa in un modo che sia umano e sostenibile per il territorio. È importante il ruolo delle imprese per l’economia, purché si tenga presente l’obiettivo del bene comune. In rappresentanza dell’Arcivescovo Mons. Claudio Maniago, impedito per motivi di salute, è intervenuto Don Roberto Corapi, direttore della Pastorale universitaria dell’Arcidiocesi di Catanzaro-Squillace. “Quando si affrontano queste tematiche -ha dichiarato don Roberto- mi piace citare la frase di Paolo VI: ognuno di noi, con la propria missione e vocazione, deve contribuire per costruire la civiltà dell’amore”.
A dare inizio agli interventi programmati è stato il Presidente della Camera di Commercio CZ-KR-VV, Pietro Falbo che ha apprezzato l’iniziativa e la tematica oggetto del convegno. “L’argomento che si sviluppa oggi – ha evidenziato Falbo – è particolarmente importante. Occorre ricordare che nel 1891 Papa Leone XIII ha fondato la dottrina sociale della Chiesa con l’enciclica Rerum Novarum, interrogandosi sulla seconda rivoluzione industriale: oggi ci troviamo di fronte a un dilemma simile con l’Intelligenza Artificiale. La politica in Italia nei primi anni ’90 ha subito un profondo cambiamento in seguito a Tangentopoli e i valori di appartenenza sono stati messi in discussione per il principio della convenienza, che oggi spesso muove i giovani nelle loro scelte. Io non sono molto ottimista sul futuro perché credo ci sia in atto una crisi del sistema europeo e si può evincere dal forte calo demografico che l’Italia e l’intero continente stanno attraversando. Nel contempo cresce la povertà, infatti dai recenti dati resi noti dall’Istat, in Italia ci sono 5,6 milioni di poveri con la più alta concentrazione nel mezzogiorno. Quando eravamo ragazzi si parlava della redistribuzione della ricchezza e oggi vediamo come sia sparita la borghesia, quella sana che costituiva la spina dorsale del sistema. Non basta che ognuno di noi faccia la sua parte, c’è necessità di uno scatto d’orgoglio e capire quale sia il momento giusto per agire: io credo si tratti di quello elettorale”.
L’avvocato Francesco Granato, presidente della Fondazione Mancuso, ha illustrato la finalità dell’intesa intercorsa con il Meic per sviluppare la tematica del bene comune. Si è poi soffermato a ripercorrere i momenti essenziali della Fondazione dalla sua ideazione ed ha ricordato le grandi realizzazioni della famiglia Mancuso che hanno traguardato un costante equilibrio tra solidarietà sociale e profitto. “La Fondazione – ha affermato Granato – è nata per volontà dell’avvocato Mario Mancuso, ultimo della famiglia presente in Calabria e quel cognome è legato a luoghi ed eventi fondamentali per economia, storia, turismo e società calabrese, come la Galleria Mancuso, il Villaggio Mancuso, il Grande Albergo Moderno. Le donazioni alla cittadinanza sono esempio importantissimo di realizzazione del bene comune: questa famiglia ha mostrato un esempio del quale non individuiamo facilmente degli imitatori. Oggi la Fondazione, con Expo Fata, non intende tradire gli obiettivi della famiglia Mancuso ed auspica di fare dell’Expo un punto d’incontro non solo fra domanda ed offerta ma, anche, fra potenzialità e bisogni, realizzando un sistema di relazioni tese al bene comune. Da qui l’esigenza del dialogo come elemento essenziale e fondamentale di un rinnovato sistema di solidarietà sotto l’occhio vigile della Chiesa”.
A seguire l’intervento del presidente di Unindustria Calabria, Aldo Ferrara, il quale ha espresso le sue considerazioni partendo dalle necessità della domanda e dell’offerta nel mercato, in mancanza il mercato non esisterebbe. “In questo momento – ha esordito Ferrara – viviamo in un’economia della burocrazia, che strozza la potenzialità dei singoli creando caste burocratiche, ma questa sta venendo fagocitata da economie più carnivore come quelle di matrice britannica. Quando si fa un confronto sulle tematiche del bene comune dobbiamo capire in quali direzioni va il modello economico per realizzare quelle condizioni. Se ci confrontiamo poi bisogna portare a sintesi istanze, posizioni e prospettive differenti. Io non condivido questa narrazione negativa dell’economia calabrese perché siamo una regione in crescita da due anni consecutivi e in sintonia col contesto economico del Mezzogiorno. È aumentato l’export e c’è un’apertura ai mercati internazionali senza precedenti, senza contare l’aumento dell’occupazione e degli investimenti nella sostenibilità ambientale. Esistono condizioni di lavoro nero e sfruttamento ma non rappresentano la totalità dell’economia. Per me il bene comune è rappresentato da progetti come il ponte sullo Stretto o l’alta velocità, che generano lavoro e rete: vanno create infrastrutture che siano sostenibili dal punto di vista ambientale, oltre che investire nella formazione, nelle competenze, nella sicurezza dei luoghi di lavoro al fine di generare impresa sana, che crea sviluppo del territorio”. E’ poi intervenuto il neopresidente di Comalca, Giovanni Ferrarelli, che, all’inizio ha ringraziato il precedente presidente Daniele Maria Ciranni, per l’attività svolta. “Noi siamo i primi a non volere il nostro bene e quello dei nostri figli – ha rilevato Ferrarelli – perché non apprezziamo ciò che ci viene riconosciuto dall’esterno: qui al sud, spesso, manca l’organizzazione per mirare al bene comune. In Calabria ci sono 80000 imprese e la maggior parte sono microimprese a conduzione familiare: in un contesto così frammentato è difficile creare un clima organizzato. La Calabria è un grande orto ma non riusciamo a organizzarci ed esportare le nostre attività, in questo Comalca vuole diventare un laboratorio sostenibile ed inclusivo con la creazione di un marchio etico che rappresenti prodotti creati tutelando ambiente e dignità del lavoro. Il mercato non vive da solo e deve essere snodo centrale di una rete più ampia con al centro le persone e i loro valori”. Non ha partecipato al convegno il Direttore del Dipartimento di scienze aziendali e giuridiche dell’Università della Calabria, Franco Rubino, ma ha fatto pervenire una nota letta dal moderatore Soluri nella quale ha espresso l’importanza di formare i giovani affinché abbiamo consapevolezza che il proprio talento trova compimento solo se messo al servizio della comunità.
Le conclusioni sono state affidate a Luigi Bulotta, presidente del Meic, che ha preliminarmente ringraziato il presidente Granato per la disponibilità dimostrata a recepire l’importanza di una sinergia tesa al bene comune, nonché la Camera di Commercio, l’Unindustria e il Comalca che hanno aderito all’iniziativa. “Io non parlerei di conclusioni, ma di una partenza, di inizio di un percorso – ha esordito Bulotta. In questa sala, oltre a tutti Voi che avete seguito con attenzione gli interventi, ci sono tutti i soggetti con cui avviare un percorso importante e determinante per la costituzione dell’Alleanza per il bene comune, la cui idea, come MEIC abbiamo lanciato proprio in questa sala, il 3 marzo scorso, in occasione del convegno sull’Autonomia differenziata, tesa a promuovere nell’opinione pubblica il bene comune come modello di vita per creare le condizioni di un benessere sociale con una economia a misura di uomo. Tutti possiamo e dobbiamo contribuire a migliorare le condizioni della comunità e ognuno di noi ha questa responsabilità verso gli altri e, soprattutto verso le generazioni future, i nostri figli, nipoti per dargli un mondo migliore. Dobbiamo avviare un dialogo significativo e un percorso di sensibilizzazione e formazione verso il bene comune, affinché diventi davvero un patrimonio collettivo, C’è tanta miseria e povertà in Italia e nel sud in particolare, ma c’è un’altra povertà che è quella che fa più danno e che genera malessere sociale, cioè la povertà del cuore, dell’anima, dei sentimenti, ed è questa che va sdradicata. Dobbiamo far prevalere l’amore, la reciprocità, la gratuità, la comunione, la solidarietà per garantire il bene comune, cioè una buona vita per tutti. I francescani nel 400 dicevano che nessuno può essere felice fino a quando nella città c’è un infelice. È certamente impossibile eliminare completamente l’infelicità, ma impegniamoci tutti a ridurla e a promuovere il bene comune.”