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‘Ndrangheta nel Milanese, le minacce del clan: “Ti mangio il fegato a te e a questi due infami”. Intimidazioni con teste di maiali e capretto

“Io ti mangio il fegato a te e questi due infami di mer.., hai capito?”. “Oggi vengo a casa tua e ti ammazzo di botte, capito o no?”. “Ti faccio vedere io chi sono io, forse non mi conosci bene, non giocare, non me ne fotte un ca… che mi stanno ascoltando, non voglio neanche più i soldi però a casa mia ti ricordi che mi portano un pezzo di te!”. Sono solo alcuni dei dialoghi, che dimostrano la forza e la violenza delle intimidazioni e delle minacce estorsive, intercettati nell’inchiesta della Squadra mobile e della Dda di Milano che stamani ha smantellato, con 49 misure cautelari, un clan della ‘Ndrangheta, quello dei Bandiera, che aveva ricostruito la ‘Locale di Rho’, nel Milanese, già finita, assieme a molte altre ‘locali’, al centro dello storico maxi blitz ‘Infinito’ della Dda milanese nel 2010. Le accuse vanno dall’associazione mafiosa al traffico di droga, estorsioni, minacce, violenza privata, incendio, detenzione e porto illegale di armi aggravati dal metodo e dalla finalità mafiosa.

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Intimidazioni con teste di maiale e capretto. E’ una ‘Ndrangheta che contro i suoi nemici usa metodi arcaici quella raccontata dall’ordinanza del gip Stefania Donadeo che ha firmato 47 arresti legati alla ‘locale’ di Rho. Gaetano Bandiera, Cristian Leonardo Bandiera, Luigi Capitanio e Antonio Mazza scelgono di minacciare con la testa suina M.G. “per farlo desistere da richieste di sostegno economico e da un’eventuale collaborazione con la magistratura”. L’operazione richiede una capillare suddivisione dei ruoli. A ciascuno un compito: i due Bandiera sono “gli organizzatori”; Mazza e’ “il custode della testa nel suo box”; Capitanio e Procopio sono “gli esecutori materiali”. Le intercettazioni rimandano alla febbrile attivita’ che precede la minaccia. Il 17 maggio 2021 ‘Procopio 72′ viene contattato dalla dipendente di una salumeria della zona (“E’ lei che ha chiesto la testa?”) che gli comunica che il giorno successivo avrebbe potuto ritirarla. Le immagini riportate nell’ordinanza mostrano Procopio alla cassa alle prese con un ingombrante scatolone bianco che contiene il pezzo di maiale.

Alle sette di sera del 18 maggio Procopio e Mazza “depositano” il pacco nel box di Mazza perche’ vicino a casa Procopio “c’e’ una pattuglia dei carabinieri”. “La modalita’ dell’ordine (Giuliano Diamante, nome di fantasia) e il particolare articolo ordinato – annota la giudice – hanno fatto presupporre l’imminente commissione di un atto intimidatorio, considerato che la testa di maiale mozzata e’ un chiaro messaggio mafioso, un macabro avvertimento, anche di morte”. E in una conversazione registrata i due confermano che e’ proprio cosi’.. Inoltre, discutono “sulla necessita’ di eliminare qualsiasi segno distintivo (timbro) del luogo dove la testa di maiale e’ stata acquistata poiche’ evidentemente avrebbe potuto facilitare l’individuazione di colui che l’aveva prenotata e poi ritirata avendo lasciato il recapito telefonico; ancora e sempre per evitare di essere identificati, entrambi convengono sulla necessita’ di rimandare di qualche tempo il compimento dell’azione intimidatoria al fine di evitare che nell’immediatezza accertamenti sui rivenditori di carni che avrebbero consentito di individuarli agilmente visto che la sola testa di maiale mozzata e’ notoriamente, un “taglio” considerato tra le parti meno pregiate e conseguentemente venduto molto meno frequentemente”. Dopo il buon esito della missione, da una conversazione emerge che “per rendere piu’ efficace il “messaggio mafioso” gli indagati hanno mozzato un orecchio alla testa di maiale”. Un avvertimento simile, questa volta con una testa di capretto a cui mettere in bocca un biglietto con minaccia di morte, viene ideato per spaventare C.B.

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