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La Leonida edizioni pubblica “A.gesilao”, il nuovo romanzo storico di Domenico Pòlito

La Leonida Edizioni arricchisce il catalogo delle pubblicazioni con A.gesilao il nuovo libro di Domenico Pòlito, editore della Leonida edizioni.

La figura di Agesilao è stata descritta e ampiamente dibattuta dagli storici dell’Età Antica. Tra i maggiori ricordiamo: in forma epitomata Diodoro Siculo (I sec. a.C.), Eforo (IV sec. a.C.), Cornelio Nepote (I sec. a.C.), Plutarco (II sec. d.C.), Teopompo (IV sec. a.C.). Il maggiore e più significativo richiamo all’eroe spartano resta senza dubbio Senofonte (V-IV sec. a.C.). Il suo Agesilao fissa un momento importante nella storia della letteratura greca, costituendo una delle prime forme a noi note (con l’Evagora di Isocrate) di encomio in prosa. Relegato dalla critica fra i così detti scripta minora, fu Rosemary Wieczorek a rivalutare l’Agesilao come opera letteraria. Il compiuto ritratto eulogistico evidenziato costituisce la più marcata testimonianza del rapporto di profonda riconoscenza e amicizia che legava Senofonte al più noto dei condottieri spartani. Non ci si deve meravigliare, quindi, se l’analisi critica dell’Agesilao compiuta negli ultimi decenni sia stata unanimemente concorde nel consegnare al lettore una “perla” epidittica marcatamente parziale. Il lettore dell’Agesilao, dunque, può avvalersi di un pensiero critico “allineato”. La lettura dell’opuscolo senofonteo, però, sembra acquisire una valenza che va oltre il piano narrativo dei fatti militari-politici e del tributo alle virtù compendiate nella seconda parte dell’Opera. Riduttivo, a tal proposito, sembra anche l’assunto della stessa Wieczorek: “[…] dietro l’elogio di Agesilao si nasconde tutto l’orgoglio aristocratico di un irriducibile avversario della democrazia.”. Il periodo agesilaiano è successivo al lungo conflitto che oppose Atene a Sparta. *La Guerra del Peloponneso (431 a.C. 404 a.C.) chiude la cerniera al più straordinario capitolo della Storia Greca (prima metà dell’Età Classica). Così la battaglia di **Leuttra (371 a.C.), che infrange il mito dell’imbattibilità di Sparta e dei suoi Spartiati, e la battaglia di ***Mantinea (362 a.C.) che consegna alla leggenda la figura di una delle più grandi menti strategiche dell’antichità, Epaminonda, segnano idealmente il tramonto delle poleis come potenze militari. Il miglior preludio alle sinfonie intonate dalla marcia trionfale delle falangi macedoni sulle rovine del territorio greco, trampolino per il lancio di quel progetto espansionistico a Oriente materializzato da Filippo II e incarnato dal figlio Alessandro. Agesilao vive interamente da protagonista quel periodo che va dalla fine della Guerra del Peloponneso alla battaglia di Mantinea e incarna quel destino irreversibile che avrebbe smembrato il Kosmos greco. Il Condottiero vive da Spartano un periodo in cui di autenticamente “Spartano”, Sparta, aveva mantenuto ben poco. Senofonte ha chiara la percezione del dramma che si sta consumando: l’intero sistema sociale, politico e militare spartano si sgretola per essere soppiantato dal mutare dei tempi. È l’Intellighenzia ateniese che passa dopo la Guerra del Peloponneso dall’esecrazione all’ammirazione verso Sparta, la più significativa testimonianza che richiama l’esautoramento di quella Grande Tradizione Spartana che Senofonte vuole consegnare al mito. Agesilao diventa così l’espressione più autentica e la personificazione di questo disegno. Senofonte non ha dubbi nell’attribuire all’Eroe quelle virtù che il grande condottiero sembra realmente possedere; così, all’invasato coraggio e alle non comuni abilità militari di questo Ney* dell’Antichità (Agesilao non conosce sconfitta anche se le vittorie non risultano essere mai sostanzialmente decisive). Senofonte associa anche quelle virtù di carattere civico che ancoravano l’inveterato sistema di leggi spartane. Il tratto caratteristico che compendia le virtù di Agesilao decantate da Senofonte nel suo encomio come la deferenza per le donne e gli anziani, il rispetto per le divinità, la genuina riconoscenza riservata agli amici, la rinuncia all’arricchimento personale e il rifiuto del lusso, la generosità, la riluttanza a bere, la modestia nel vestire, la fruizione di una casa umile, l’inclinazione all’impegno e alla fatica, l’obbedienza cieca alle leggi e alla patria, la continenza sessuale, il rispetto per i nemici vinti, il ripudio dei potenti corrotti, fanno di Agesilao il migliore esempio da monetizzare e sfruttare nella esaltazione di quel modello spartano idealizzato oltre ogni misura e che sembra chiudersi definitivamente con l’avvento di questo straordinario condottiero. “[…] Agesilao fu solo la pagina finale di un libro che non aveva altri capitoli. Sembra corretto affermare che questo re ambizioso e obbediente abbia condiviso il declino della sua patria soprattutto perché vissuto durante l’epilogo di quella che Berve, brillantemente, definì la centennale tragedia dell’essenza di Sparta: chi accetti questa conclusione non dubiterà che con Agesilao si sia affacciato sulla storia greca l’ultimo degli Spartani

L’A.gesilao vuole rispecchiarsi in una prospettiva letteraria che abbraccia più direttive e che si richiama alla vita di Agesilao, tratta direttamente e unicamente dalla biografia dell’Agesilao di Senofonte. L’unità testuale, caratterizzata dalla intenzionale ricerca della semplicità, costituisce il metro sintattico corrispondente a un linguaggio che vuole richiamarsi al lessico senofonteo; così è intenzionale l’impostazione paratattica dell’A.gesilao (corredato degli elementi classicheggianti dello stile senofonteo), come la scelta di intercalare estratti dell’Agesilao nell’intero corpo del testo dell’A.gesilao privilegiando l’elemento reale a discapito del fittizio. Così le sequenze dinamiche (presenti nella prima parte dell’Agesilao) e le sequenze riflessive (presenti nella seconda parte dell’Agesilao) trovano il giusto equilibrio nella narrazione, come l’uso massiccio delle note di contenuto compendia quel vestibolo paratestuale che apre la finestra alla conoscenza del Kosmos spartano. L’A.gesilao nasce come parametro di riferimento assurgente a un nuovo sottogenere letterario del romanzo storico che possiamo definire real.

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