di Paolo Ficara – “Entriamo senza pagare, come dei calciatori di Serie A”. Essendo follower di Fedez su Instagram, probabilmente Felice Saladini conosce il testo di questa canzone. Premesso che l’ironia è legata al momento attuale, senza dimenticare che a giugno sono state sicuramente utilizzate delle risorse per le pendenze della stagione 2021/22 e l’iscrizione a quella attuale, ci concediamo qualche rigo prima di prendere toni molto seri.
Anche perché, se pensiamo a certi improperi lanciati ad arte verso chi si azzarda a descrivere o addirittura analizzare situazioni tecniche o extratecniche, ci domandiamo se valga la pena continuare a fare informazione. Poi però, notiamo come i tentativi di diffamazione provengano da soggetti che farebbero bene, il prima possibile, a mettersi in cammino per San Patrignano.
Di conseguenza, ci rivolgiamo alla stragrande maggioranza di persone che non parte prevenuta in base alla firma. E torniamo seri.
La Gazzetta dello Sport, a firma di Nicola Binda, ha ulteriormente approfondito il “caso Reggina” trattato durante l’assemblea di Lega B, mercoledì 22 febbraio. Parlando di materia complessa. Facendo riferimento al piano di ristrutturazione, pendente in Tribunale. Citando contributi non pagati in toto. Aggiungendo come la Covisoc non abbia fatto segnalazioni per la scadenza dello scorso 16 dicembre, a differenza di quanto avverrà per il 16 febbraio. E paventando un rischio che intercorrerebbe tra i 2 punti di penalizzazione fino all’esclusione dal torneo.
E adesso, tre premesse di cui due doverose.
La prima. A decidere non sono i dirigenti delle altre società riuniti in assemblea, né i presidenti di Federcalcio o Lega B. Certo, tutti soggetti con un peso politico. Ma gli organi di giustizia sportiva si pronunceranno in base al codice federale. Quindi penalizzazioni o provvedimenti più gravi, al pari delle assoluzioni, non vengono comminati su richiesta.
La seconda, ancor più ovvia quanto importante. I tribunali ordinari non esercitano alcun potere supremo sulla giustizia sportiva. La Figc è organo autonomo, in tal senso. Lo sanno tutte le società, che all’atto dell’iscrizione firmano apposito compromesso. Ne sa qualcosa soprattutto la Vibonese: esclusa dalla C per aver perso un ricorso presso la giustizia sportiva, si è dovuta sorbire un’annata in D nel 2017-18 nonostante il pronunciamento favorevole in ambito di giustizia ordinaria. Risarcita sì, ma solo economicamente e non sportivamente.
La terza saremmo tentati di risparmiarcela, ma oggi ci siamo alzati col piede sbagliato. Scagliarci contro il dirigente del Brescia o la Gazzetta dello Sport con le sue prime firme, solo con il pur nobile intento di proteggere un vessillo della città come la Reggina, di fronte a nemici reali o immaginari, ci renderebbe più simpatici. Ma riteniamo doveroso, prima, comprendere se c’è “la polvere sotto il decreto”, parafrasando ancora Fedez.
La legge in questione è proprio quella dello scorso dicembre, nota ai più come decreto Lotito. Per chi non lo sapesse, l’attuale presidente della Lazio oggi è anche parlamentare. Con il piano presentato poco prima di Natale, c’è da capire se la Reggina, al pari degli altri club di A e B, si sia messa a posto col versamento delle prime tre rate del cumulo Irpef. Dubbio pleonastico.
Il vero dubbio è comprendere se la Figc individui, o voglia individuare, quell’appuntamento fiscale come scadenza federale. Il codice di giustizia sportiva, art.33 comma 3, spiega cosa succede quando si saltano le scadenze. Ma si riferisce alle scadenze da normale calendario (16 ottobre, 16 dicembre, 16 febbraio etc).
Se la Reggina, consapevole di aver “bucato” il 16 febbraio, è totalmente a posto per le scadenze precedenti, rischia almeno due punti di penalizzazione. Non l’esclusione.
Se la Reggina, consapevole di aver “bucato” il 16 febbraio, non è a posto anche di un solo euro per le precedenti mensilità lorde (da ottobre a ritroso, cioè da inizio torneo fino alla scadenza del 16 dicembre), non riceverà punti di penalizzazione ma direttamente l’estromissione dal torneo.
Se la Reggina, consapevole di aver “bucato” il 16 febbraio ma a posto con tutto il pregresso, dovesse “bucare” una delle successive scadenze federali, riceverebbe o una penalizzazione cumulativa, considerando la recidiva, oppure una seconda penalizzazione da scontare nella stagione successiva.
Queste sono le regole. Ora, senza volerci tuffare nel campo delle probabilità, è evidente che gli avversari della Reggina – i più pericolosi sono quelli in silenzio – stanno creando un clima da gogna. La Serie B è come una partita a poker: si parte tutti con lo stesso budget, ovviamente chi è benestante si può permettere di rischiare di più, ma nessuno vuole giocare con un rivale che non mette moneta sul piatto.
Avendo capito – ci auguriamo, con tutto il cuore – che il pur concreto aiuto del Tribunale, in termini di carteggio, non può reggere in ambito Figc, la strada da seguire è solo una. Motivo per il quale ci eravamo seriamente preoccupati nel leggere, in un comunicato diramato dalla Reggina qualche settimana fa, che le scadenze federali si sovrapponevano al piano di ristrutturazione.
Casomai è il contrario.
La Reggina esiste ed ha senso di esistere in quanto affiliata alla Figc e partecipante ad una competizione professionistica. Le scadenze federali non possono essere posposte. E di fronte a questo clima e con le predette regole, sapendo che il versamento del cumulo Inps – ossia gli arretrati – inizialmente in programma per il 16 febbraio, è stato differito al 16 marzo come scadenza federale, è sconsigliabile giocare alla roulette russa confidando nei vari gradi di giudizio. Nel dubbio se quel cumulo venga considerato come pregresso, bisognerebbe pagare.
La maniera per pagare senza far saltare l’accordo con il Tribunale, la deve trovare chi ha messo la Reggina in questa situazione di estremo rischio. Per carità, ottime le intenzioni, nessuno lo mette in dubbio: tutti sappiamo che la proprietà attende l’approvazione del piano per saldare le pendenze. Ora però va superata, sicuramente saltando a piè pari qualche strofa, l’illusoria fase attuale del motivetto di J-Ax e Fedez: “ci guarda tutto il locale, ma alla fine nessuno ci toccherà”.
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