“Siamo finalmente giunti, dopo mesi di silenzio assordante, al fatidico giorno, quello del Consiglio Comunale inerente all’approvazione dello schema di accordo tra il Comune di Reggio Calabria e la Presidenza del Consiglio dei Ministri, accordo che costituisce il passaggio obbligatorio e preliminare per poter accedere al finanziamento di 137 milioni di euro che verranno erogati dallo Stato in favore del nostro Ente nell’arco di 20 anni.
Ebbene, non posso che evidenziare, sin dall’inizio del mio intervento, i sentimenti di delusione, scoramento ed amarezza che ho provato e continuo tuttora a provare, prima di tutto come cittadina reggina e soltanto dopo come consigliere comunale, per l’ennesima occasione sprecata da questa Amministrazione.
Anche questa volta, la maggioranza ha dato ampia dimostrazione, ad una città oramai rassegnata a subire gli eventi, di essere più incline alle parole che a comportamenti concludenti.
In ogni occasione, il Sindaco F.F. in modo particolare, ma anche la giunta e la maggioranza tutta, hanno invocato a gran voce una collaborazione tra tutte le forze politiche, “perché – è stato sempre affermato – la città ha bisogno dell’aiuto di tutti, senza alcuna distinzione di natura politica”. Lo afferma in una nota Filomena Iatì, consigliere comunale e socio fondatore Movimento “Impegno e Identità”.
“CONDIVISIONE, COLLABORAZIONE, LEALTA’, parole mai tradotte in fatti concreti!
Ed infatti, il Consiglio Comunale, sempre più esautorato dei propri poteri e delle proprie prerogative, anche quest’oggi è stato convocato solo ed esclusivamente per procedere, dopo averlo già fatto in commissione bilancio, all’ennesima ratifica di un atto preconfezionato da pochi eletti, senza possibilità alcuna per i consiglieri di partecipare a quella che avrebbe dovuto rappresentare, così come avvenuto nelle altre realtà italiane coinvolte, un’occasione di confronto tra tutti i partiti, un’occasione in cui magari la classe politica avrebbe potuto, finalmente, questa volta sì, nel rispetto dei ruoli senza distinzione tra destra e sinistra, operare congiuntamente nell’interesse esclusivo dei reggini.
Ma così, ahimè, non è stato, perché il Consiglio Comunale di Reggio Calabria, lo voglio ribadire con forza, non è mai stato realmente coinvolto come Istituzione nelle decisioni che segnano il destino della città e dei reggini!
Per comprendere appieno le mie parole, basti guardare al percorso seguito nelle altre città interessate dallo stesso finanziamento che costituisce l’ultima, forse, possibilità che lo Stato offre anche a Reggio Calabria, una possibilità che, in realtà, e questo bisogna sottolinearlo, era stata pensata solo ed esclusivamente per la città di Napoli e che, soltanto successivamente, è stata estesa agli altri capoluoghi di città metropolitana che presentano un disavanzo pro capite superiore a 700 euro, ossia Torino, Palermo e Reggio Calabria, appunto.
A tal proposito si evidenzia, solo per iniziare a fornire qualche dato che, come emerso in conferenza Stato-Regioni, il disavanzo (al 31.12.2020) pro-capite nella nostra città è pari a 1.400 euro!!!!”.
“Il finanziamento scaturente dall’accordo che sarà sottoscritto col Governo non è assolutamente frutto della buona azione amministrativa di questa maggioranza, – prosegue la nota – come più volte l’assessore al bilancio ha voluto far credere, ma frutto della volontà dello Stato di aiutare tutte quelle città che presentano importanti difficoltà economiche, in cambio di impegni concreti da parte delle stesse città, secondo quel principio di “parità istituzionale” richiamato dall’assessore del Comune di Napoli Baretta che, in occasione di uno dei consigli comunali dedicati a questo tema, ha dichiarato che si è proceduto col Governo ad optare per una struttura reciprocamente ed esplicitamente vincolante, esplicitatosi in un impegno straordinario del Governo ed in impegni straordinari per il Comune sia di natura strategica che finanziaria.
Gli impegni che il Comune assume con la sottoscrizione del Patto infatti non hanno solo carattere finanziario. La logica del Patto e della stessa legge di bilancio 2022 che lo ha previsto non è dissimile da quella sottesa, per quel che attiene ai rapporti tra Stato e Europa, al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, alla cui realizzazione l’Italia tutta è e sarà in questi anni impegnata, come ha ricordato il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Garofoli in occasione della firma del Patto per Torino.
Con la pubblicazione nel mese di gennaio, dell’avviso ai creditori di cui all’art. 1, comma 574, l. 234/2021 si era palesata, la volontà di questa Amministrazione di aderire a detto finanziamento.
Una volontà legittima, e certamente condivisibile perché la possibilità di ricevere un aiuto economico da parte dello Stato costituisce pur sempre un evento positivo. Ed è proprio su questo assunto che non si comprende perché non coinvolgere tutti i consiglieri comunali nelle scelte dell’Amministrazione, così come accaduto altrove, non fosse altro per la particolare natura del beneficio economico di cui godremo da qui a breve. Forse il motivo è da ricercare nella conclusione di questo mio intervento!
Le cronache nazionali e locali unitamente ai siti istituzionali delle altre città metropolitane beneficiarie del finanziamento, ci hanno informato del coinvolgimento dei rispettivi Consigli Comunali che si sono riuniti per più volte, non solo per conoscere i termini dell’accordo tra il comune e la presidenza del consiglio dei ministri ma, soprattutto, per confrontarsi sulle stesse misure da proporre, incidendo, come era naturale e doveroso che fosse, secondo quella che è la logica sottesa al finanziamento, sulla scelta degli impegni da assumere dal Comune, come prescritto dall’art. 1, comma 572, L. 234/2021.
Napoli, Torino, Palermo, in queste città il coinvolgimento è stato reale e concreto tanto da portare all’approvazione unanime dello schema di accordo sottoscritto tra il sindaco Manfredi e il presidente Draghi, a Napoli, a Torino dopo un’ampia discussione nelle sedi e nei tempi opportuni, l’accordo è stato firmato lo scorso 5 aprile, a Palermo il consiglio comunale ha considerato troppo onerosi e pertanto non rispettabili gli impegni sottostanti al riconoscimento del finanziamento, specificatamente l’aumento dell’addizionale IRPEF.
A Reggio Calabria, invece, non è accaduto nulla di tutto ciò. L’argomento non è mai stato affrontato né in Consiglio Comunale né nella competente commissione bilancio, nonostante i miei continui e ripetuti solleciti, rimasti purtroppo inascoltati, a causa della ormai nota arroganza e superficialità di questa maggioranza.
Nonostante gli uffici del nostro Comune, così come quelli delle altre città interessate all’accordo, avessero ricevuto la documentazione inerente allo schema di riparto delle somme già in data 9 febbraio con pec della dirigente del MEF Ivana Rasi, così come riconosciuto dal dirigente Consiglio in commissione su mio specifico quesito, si è scelto deliberatamente di non coinvolgere i consiglieri comunali, soprattutto quelli di minoranza, se non quando era divenuto obbligatorio perché non più rinviabile nel tempo, il passaggio in commissione e poi in consiglio comunale.
Infatti, soltanto lo scorso 7 aprile, lo schema di accordo è approdato in commissione bilancio. Oltre che in quella giornata, la discussione è stata affrontata anche il giorno seguente, in quanto alla prima riunione, nel bel mezzo della discussione, è venuto meno il numero legale per assenza di componenti della maggioranza!!!
Ebbene, in sole due sedute di commissione questa Amministrazione ha ritenuto di liquidare l’argomento relativo al c.d. “Patto per Reggio Calabria”, un’occasione fondamentale per la nostra città. Incredibile ma vero. E’ successo anche questo a Reggio Calabria.
Che di un fatto potenzialmente positivo non ne sia stata data pubblicità alcuna.
In commissione bilancio hanno relazionato l’assessore Calabrò, il dirigente Consiglio e il direttore generale Barreca i quali hanno illustrato le misure sottostanti allo stesso accordo.
Non una parola sul confronto avvenuto con il MEF né tanto meno sulle motivazioni politiche e le argomentazioni tecniche che hanno indotto l’Amministrazione a proporre queste misure che devono assicurare risorse proprie pari ad almeno un quarto del contributo annuale da destinare alla copertura del disavanzo e del debito commerciale (37 milioni complessivi per venti anni).
Ho comunque ritenuto, nello spirito propositivo che ha contraddistinto lo svolgimento del mio ruolo di consigliere comunale, di proporre come ulteriore misura quella della riorganizzazione e dello snellimento della struttura amministrativa con una significativa riduzione degli uffici di livello dirigenziale che oggi sono 18 (tenuto conto di quelli con contratto a tempo indeterminato, quelli a tempo determinato e quelli assunti ex art. 118 commi 1 e 2 TUEL) ed il conseguente riordino degli uffici e organismi. Un nuovo assetto organizzativo, stante la palese confusione amministrativa che contraddistingue la struttura burocratica comunale causata da una gestione dirigenziale totalmente inefficiente, con l’adeguamento dei processi organizzativi interni per dare così anche una risposta concreta alle continue lamentele di carenza di personale avanzate in sede di commissione da parte di dirigenti ed assessori!”.
“Certo, l’indirizzo politico è stato anch’esso confusionario in questi anni ma i risultati raggiunti dalla classe dirigente sono stati fallimentari e costituiscono la causa principale del degrado della città.
La predetta proposta non è stata però accolta in quanto, come esplicitamente affermato sia dall’assessore al bilancio che dal dirigente Consiglio, le misure oggetto dell’accordo sono definitive e, pertanto, immodificabili.
Entrando nel merito delle misure proposte dall’amministrazione, comunque, non posso non esprimere le mie perplessità, come già evidenziato in sede di commissione.
Tra queste quella più rilevante è relativa alla valorizzazione ed alienazione del patrimonio che dovrebbe assicurare nel primo quinquennio (2022-2026) un’entrata di 13 milioni e 900 mila euro come risulta dall’allegato C all’accordo.
Purtroppo dobbiamo fidarci sulla “parola” come avrà fatto il governo (?) in quanto il dirigente del settore competente dott. Minniti, non ha ritenuto opportuno presentarsi in commissione bilancio per fornire spiegazioni di dettaglio (salvo presentarsi un’ora dopo, in commissione ambiente). Così come sarebbe stato normale per stessa ammissione del dirigente Consiglio che per avere chiarimenti sulla misura inerenti la valorizzazione patrimonio sarebbe stata necessario audire il dirigente Minniti.
Pur essendo indicati gli importi per ciascun anno, mancano indicazioni specifiche sui cespiti, anche se nei richiamati allegati si fa riferimento alla cessione di immobili già inseriti nell’allegato A del DUP 2021-2023, dove i primi incassi però sono stati previsti nel 2023.
DUP le cui contraddizioni nella redazione erano già emerse in sede di audizione dell’arch. Cardona, dirigente pro-tempore che, per sua stessa ammissione durante le riunioni di commissioni tenutesi nel mese di agosto scorso, propedeutiche all’approvazione del bilancio di previsione, aveva fatto rilevare l’aleatorietà del valore indicato di 33 milioni di euro complessivo dei cespiti, quantificati nella maggior parte dei casi solo sulle rendite catastali.
Nel cronoprogramma indicato nell’allegato C allo schema di accordo di cui oggi discutiamo l’ammontare dell’alienazione complessiva è pari a 23 milioni e 961 milioni di euro fino al 2036!
Quale è il valore effettivo del patrimonio da considerare?
Ne consegue che la non partecipazione alla commissione del dirigente Minniti, fa sorgere più di una perplessità!
Sull’affidamento dei ruoli per la riscossione coattiva all’Agenzia delle Entrate e Riscossione, preciso che questa rappresenta una misura obbligatoria richiesta dal MEF, e sulla quale credo che ci dobbiamo augurare che gli uffici siano veramente nelle condizioni di trasmettere i ruoli nei tempi predeterminati!
Rispetto, poi, alla misura dell’incremento della riscossione, il cronoprogramma prevede un miglioramento dello 0,31% solo a partire dal secondo semestre del 2025. In riferimento alle recenti dichiarazioni dell’assessore Gangemi, che ha quantificato l’entità dell’evasione della TARI a cui si deve aggiungere quella relativa alla tariffa del servizio idrico e fognario, non si comprende se questo 0,31% deve essere calcolato sulla previsione dell’incasso o sulla percentuale di quanto è riscosso annualmente dall’Amministrazione comunale che oggi è del 43%!
Posto che nell’accordo sono previste assunzioni di personale a tempo determinato con qualifica non dirigenziale in possesso di specifici requisiti professionali, da destinare esclusivamente al potenziamento dell’attività di accertamento e riscossione dei tributi e alla gestione e valorizzazione del patrimonio, auspico che queste risorse non saranno “distratte” per soddisfare altre necessità decise più o meno dai vertici amministrativi dell’Amministrazione!!!
L’orizzonte di questa Amministrazione sarà al massimo di 3 anni, e trattandosi di un finanziamento a fondo perduto, il Comune sarà sottoposto a verifica, annuale solo per il 2022, semestrale per gli anni successivi, sul raggiungimento degli obiettivi e l’assolvimento degli impegni assunti con la sottoscrizione dell’accordo, compresa quella di assicurare risorse proprie peralmeno un quarto della somma ricevuta dallo Stato, pena la revoca del finanziamento, dopo un primo richiamo e la verifica della Corte dei Conti.
Infine, sono incomprensibili le ragioni che hanno portato ad indicare nella parte del deliberato sottoposto al Consiglio la “…….facoltà di apportare allo stesso le modificazioni e le integrazioni eventualmente richieste in sede di stipula, nell’interesse dell’Ente rappresentato e nel rispetto dei contenuti del presente atto”.
Mi domando e vi domando perché è stata inserita questa clausola se è vero come è vero, perché dichiarato in commissione sia dal dirigente Consiglio che dall’assessore Calabrò, che l’accordo è immodificabile?!
Quale l’impedimento a ritornare in Consiglio ove si prospettasse una modifica dell’accordo se non la scarsa considerazione del ruolo istituzionale del Consiglio Comunale?
Però tra i tanti lati oscuri della procedura, le due sedute di commissione del 7 e 8 aprile hanno tuttavia permesso di fare luce su un aspetto fondamentale che rappresenta probabilmente la ragione del silenzio che questa Amministrazione ha tenuto rispetto al finanziamento.
Ed invero, il dirigente Consiglio, su mia specifica domanda, ha finalmente indicato a quanto ammonta il debito complessivo del comune di Reggio Calabria, dato che nelle altre città interessate al finanziamento è stato reso pubblico proprio in occasione della definizione dell’accordo, probabilmente perché sono amministrazioni subentrate nelle recenti elezioni del 2021! Ossia una nuova maggioranza, non la stessa del mandato precedente!”.
“Il dirigente Consiglio ha affermato – conclude la nota – che il disavanzo stimato al 2020 è pari a 339 milioni di euro (manca però quello relativo al 2021) ed il debito finanziario stimato è di circa 400 milioni. Quindi 740 milioni di euro di debito complessivo, al netto degli importi erogati nel corso di questi ultimi nove anni, per finanziamenti a fondo perduto, quelli richiesti per far fronte ai debiti commerciali a tutto il 2019, le anticipazioni di liquidità e le rinegoziazioni dei mutui.
Per amore di precisione rappresento che quando i commissari hanno dichiarato il predissesto il deficit ammontava a 140 milioni di euro!
Offro solo questi dati per fare comprendere alla città la situazione drammatica in cui versano le finanze comunali, e per smentire una volta per tutte l’assessore al bilancio ed il Sindaco sospeso, autori di continui proclami sulla presunta virtuosa gestione del bilancio comunale e l’uscita anticipata dal piano di rientro! Sarebbe stata l’occasione per dire parole di verità, come da troppo tempo non si sentono. Che tornino a chiamare le cose con il loro autentico nome, senza finzioni e senza paure.
L’incapacità di questa Amministrazione già manifestatasi nel corso di questi anni ed acclarata anche e di più oggi, mi auguro farà comprendere ai nostri concittadini ed a quanti hanno a cuore la nostra Reggio, che persistere nel disimpegno della partecipazione e nella rinuncia ad esercitare una funzione critica verso la nostra società reggina, costringerà la città a vivere di sole illusioni, senza la prospettazione di un suo possibile futuro”.