Si è riunito oggi in Gizzeria Lido, in provincia di Catanzaro, il Consiglio Generale della FAI-CISL Calabria, con una sessione di studio su contrattazione, formazione e servizi del sindacato. Michele Sapia, Segretario Generale della Federazione regionale, introducendo i lavori ha messo in evidenza il bisogno di una strategia condivisa per esaltare le potenzialità del territorio, valorizzare le ricchezze ambientali e agroalimentari calabresi, e coltivare una Forestazione 2.0 partendo da un immediato ricambio generazionale e pianificando investimenti: “Dopo oltre 13 anni – ha detto Sapia – è stata siglata l’ipotesi del contratto integrativo regionale forestale, un rinnovo complesso ma che dimostra l’importanza di continuare ad alimentare la contrattazione di secondo livello in tutti i nostri settori; fondamentale inoltre la formazione, vero strumento di emancipazione dei lavoratori e unico modo per realizzare filiere produttive competitive nei mercati nazionali ed esteri”.
Tra gli interventi dell’iniziativa, dal titolo “Coltivare la contrattazione, alimentare la formazione e promuovere servizi: in campo per il lavoro dignitoso e la filiera agroalimentare etica”, anche quelli del Presidente nazionale di Foragri, Vincenzo Conso, del Presidente di Terra Viva Calabria Francesco Fortunato e del Segretario Generale della Cisl calabrese, Tonino Russo, che nel suo intervento ha sottolineato: “La Calabria nei primi nove mesi del 2024 si è affermata come la seconda regione d’Italia più dinamica nell’export, con il +20,9%, e l’agroalimentare svolge un ruolo da traino in questa crescita. Però dobbiamo fare di più per arrestare la continua emorragia dei giovani, creando più opportunità occupazionali, inoltre bisogna rafforzare la partecipazione dei lavoratori alla vita delle imprese, una sfida che può rendere più competitive le nostre aziende e innalzare la qualità del lavoro”.
Ha concluso i lavori il Segretario Generale della FAI CISL nazionale, Onofrio Rota: “Le grandi potenzialità produttive della Calabria sono il simbolo di un made in Italy agroalimentare che è cresciuto fino a 600 miliardi di fatturato e 60 di export, ma va sostenuto e tutelato, e per farlo bisogna migliorare le infrastrutture, sia materiali che digitali, e investire sul lavoro di qualità, migliorando le competenze e l’incontro tra domanda e offerta attraverso gli enti bilaterali agricoli territoriali. Altra grande sfida è quella dei flussi migratori: i lavoratori stranieri – ha detto il leader nazionale della Federazione – svolgono un ruolo sempre più determinante nelle nostre produzioni, è indispensabile dunque riformare le norme in chiave più inclusiva, ad esempio favorendo i ricongiungimenti familiari anziché renderli più lunghi, e attuando tutti gli strumenti conquistati contro caporalato e lavoro sommerso”.