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“L’ex consigliere regionale Giuseppe Aieta sapeva delle microspie nella sua auto”: i particolari dell’ordinanza del gip

L’ex consigliere regionale Giuseppe Aieta non solo sapeva di essere intercettato, ma era consapevole inoltre che la sua automobile fosse piena di microspie. Il particolare emerge dall’ordinanza emessa dal gip del Tribunale di Paola che ha disposto per il politico cetrarese il divieto di dimora in Calabria.

Aieta e’ accusato dalla Procura di corruzione elettorale in un’inchiesta coordinata dal procuratore capo Pierpaolo Bruni che coinvolge anche altri indagati. Dalle carte dell’inchiesta, notificate ai difensori degli indagati, emerge l’esistenza di una talpa che avrebbe ostacolato le indagini su Aieta.

In particolare, in una delle tante conversazioni captate dagli inquirenti, l’allora consigliere regionale, nell’agosto del 2019, parlando con il suo autista e con un’altra persona in auto, specifica che non e’ tempo di essere leggeri ma bisogna ragionare. Un’affermazione che viene chiarita dallo stesso autista che specifica che in auto ci sono le microspie.

Per il Gip, quindi, non ci sono dubbi che ci sia una fuga di notizie e che tutti gli indagati, compreso Aieta, erano stati informati di essere oggetto di intercettazioni. Per il Gip, e’ evidente “una rete di collegamenti e di collusioni anche istituzionali su cui gli indagati possono contare anche per condizionare la genuinita’ delle fonti di prova”.

Nelle conversazioni, captate successivamente, gli indagati affermano in piu’ modi di sapere di essere “spiati”. L’ex consigliere regionale e’ accusato di aver assunto alcune persone, tra cui il sindaco di Acri Pino Capalbo in cambio di voti e sempre in cambio di voti avrebbe concesso favori alla Sateca, la societa’ di gestione delle Terme Luigiane.

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