Nato ai bordi di periferia, nipote di un piccione viaggiatore, con un chiodo fisso, un sogno marchiato a fuoco dentro di sé, difficile da dimenticare: ‹‹Siamo uccelli, dobbiamo volare alto››. Questo l’identikit di “Gianni Livigno”, il protagonista dell’omonimo appuntamento di “Ragazzi MedFest- Fuoricentro/ Le età del Bronzo”, in scena sabato mattina nell’Auditorium dell’Istituto “Catanoso – De Gasperi”.
Il festival, giunto alla V edizione e promosso e ideato da Spazio Teatro, torna a deliziare gli alunni dell’Istituto capitanato dal Dirigente Marco Geria in una location particolarmente adatta ad aprire le porte dell’immaginazione. ‹‹Complimenti per questo teatro, difficile da trovare nelle scuole, con le pareti nere perché la luce deve essere assorbita – spiega ai ragazzi Roberto Anglisani, attore, autore e anima della pièce, ispirata a “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach e diretta dalla regista Maria Maglietta – Lo spettacolo non ha nessuna scenografia, tutto quello che c’è da vedere ve lo mostrerò con le parole. Il teatro fa questa magia, si spegne la luce e ci troviamo in un altro spazio››. Niente orpelli, basta il connubio voce e movimento per riempire la scena e tessere un racconto capace di irradiare bagliori di emozioni, catalizzando gli sguardi e l’attenzione di una giovanissima platea. La storia di Gianni Livigno prende forma e, attraverso la sua metafora esistenziale, accompagna per mano gli spettatori, tappa dopo tappa, alla scoperta del mondo che c’è fuori.
L’amicizia, la paura di non essere parte del gruppo, le incomprensioni tra coetanei, la prima infatuazione, la voglia e la paura di trovare il proprio spazio, gli ingredienti di una parabola narrativa che mette a fuoco croci e delizie dell’età adolescenziale. Istantanee nelle quali grandi e piccini possono rispecchiarsi. Al centro c’è il legame fraterno con la propria gang, composta da Alex, dalle zampe lunghe e sottili, leader indiscusso del gruppo, Tore, piccolo di statura ma con gli occhi grandi, capaci d’incantarsi per ore, Gigio a Frank, con i quali Gianni vive spericolate scorribande per i cieli della periferia milanese fino a cacciarsi nei guai. Eppure nemmeno gli amici riescono a capire l’ambizione del protagonista di andare incontro al proprio destino. ‹‹Se non cerchiamo di superare il nostro limite, non realizzeremo mai il nostro sogno›› ripete a vuoto Livigno.
A fare da contraltare è la dura legge del branco, che non risparmia nessuno e azzera ogni forma di sentimento. Un faticoso cammino, in cui il bagaglio di sogni infranti e intrappolati si scontra con una nenia che riecheggia fastidiosa: ‹‹Lascialo alle rondini il volo veloce, i piccioni volano solo per mangiare›› fino al momento del grande salto dalla ciminiera della discarica zona nord- ovest. Una prova di come siano ‹‹tanti i destini della mamma dei cieli, ma bisogna andare, avere il coraggio di andare››, pronti a solcare orizzonti possibili.