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Rende, M5S: “Lo scioglimento per mafia una ferita per la città, serviva un atto di responsabilità politica”

“La notizia dello scioglimento del Comune di Rende decretato dal governo per infiltrazioni mafiose non è arrivata, purtroppo, inaspettata ma rappresenta comunque una ferita dolorosa per una città da sempre all’avanguardia per la vivacità culturale, produttiva e politica”.

Lo affermano i portavoce del Movimento 5 stelle Anna Laura Orrico, Vittoria Baldino, Laura Ferrara, Elisa Scutellà e Riccardo Tucci.

“Uno scenario – dicono – che temevamo così come lo temevano tutti quei cittadini che, come noi, avevano posto delle questioni di opportunità istituzionale e politica considerato l’evolversi delle vicende giudiziarie che hanno investito, a più riprese, la guida della città e la sua conduzione amministrativa.

Tutte criticità espresse pubblicamente, in più circostanze, che ci avevano condotto da un lato a scendere in piazza insieme a sindacati, associazioni e persone comuni, lo scorso novembre, per chiedere legalità ed aprire una riflessione e dall’altro lato a ricevere per questo strali ed insinuazioni di ogni natura da parte di diversi esponenti della maggioranza di governo cittadino.

Il rammarico – prosegue la nota – è che, probabilmente, questo provvedimento si sarebbe potuto evitare con una tempestiva assunzione di responsabilità da parte di chi ha provato a rimanere in sella alla guida di Rende percorrendo ogni strada possibile senza imboccare però la scelta più confacente alla situazione, ovvero un passo indietro per il bene della comunità se è vero, come è vero, che l’approvazione del piano urbanistico è avvenuta proprio di recente con un autentico blitz in aula consiliare privo di ogni qualsivoglia sintesi politica e della serenità richiesta per un atto così importante.

Siamo tuttavia convinti che – concludono gli esponenti pentastellati – sebbene le conseguenze dello scioglimento si protrarranno a lungo, almeno 18 mesi, la comunità di Rende saprà rialzarsi da questa brutta pagina istituzionale e politica dimostrando che la questione morale è un atto di cittadinanza e non può certo passare di moda”.

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