“Occorre una “legge nazionale” per “rendere obbligatorie le fusioni dei Comuni” che soddisfano alcune condizioni”. Lo afferma il Prof. Francesco Aiello, ordinario di Politica Economica all’Unical e presidente di ‘OpenCalabria’.
“In Italia – osserva – ci sono 1.487 coppie di comuni, quindi quasi 3000 comuni, che sono distanti tra loro al massimo 5 chilometri. Nel nostro paese, quindi, si hanno molte aree geografiche ad elevata concentrazione spaziale di centri urbani che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono anche di piccola dimensione.
Un modello di governo del territorio basato sull’azione frastagliata di piccoli centri amministrativi che godono, però, del vantaggio di essere prossimi nello spazio: spostarsi da un luogo a un altro richiede tempi di percorrenza significativamente minori di quelli che si osservano in qualsiasi città di media o grande dimensione”. “La prossimità geografica – sottolinea il Prof. Aiello – deve essere, quindi, intesa come un’opportunità da cogliere in sede di pianificazione di nuovi modelli di governance del territorio.
Uno dei tanti vantaggi è che in questi non esiste, per esempio, l’onere di ridurre le distanze attraverso la costruzione di nuove infrastrutture fisiche. L’implicazione è di proporre e implementare, pur nella salvaguardia dell’identità e delle specificità delle comunità, nuove regole a sostegno dei processi di fusione dei nano comuni che sono tra loro vicini.
Non è chiaro, infatti, il senso di mantenere polverizzata in migliaia di centri di spesa l’offerta di servizi comunali e la gestione del territorio, quando lo spazio relazionale di moltissimi borghi fa già leva sulla prossimità geografica e, quindi, anche su quella sociale, economica e culturale”.