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Nel nome della città: la Giunta Mascaro approva la nuova onomastica dell’Area API. Un lascito di identità, memoria e visione

Ci sono gesti che non appartengono soltanto al presente, ma che parlano al futuro. Atti che vanno oltre la gestione quotidiana per diventare segni di cultura, tracce simboliche nel tessuto della città. Dare un nome a una strada non è un semplice atto amministrativo: è scegliere cosa ricordare, cosa tramandare, in cosa credere. È trasformare la geografia urbana in una narrazione civile.

Nel suo congedo dall’amministrazione, la Giunta Mascaro ha scelto di non lasciare soltanto opere materiali, ma un’eredità simbolica capace di attraversare il tempo: una visione unitaria di città. Con l’approvazione dell’onomastica dell’Area Polifunzionale Integrata (Delibera di Giunta Comunale n. 169 del 20/05/2025) – che abbraccia i comparti 6, 7 e 8 attorno al Palazzo Comunale – si compie un atto di alto significato civico.

La nuova piazza, prospiciente la Chiesa di San Benedetto e in attesa dell’ultimo passaggio amministrativo per la sua definitiva denominazione, è in fase di realizzazione grazie ai fondi del PNRR destinati alla rigenerazione urbana. Questo spazio nasce con l’obiettivo di dare un’identità ai nuovi luoghi della città, offrendo voce a ciò che finora non aveva un nome.

La scelta è chiara, consapevole, profondamente politica nel senso più nobile del termine: non commemorare persone singole, ma dare forma urbana a valori, ideali, radici condivise. In un tempo in cui tutto tende a frammentarsi, questa onomastica si fa collante, memoria, progetto. È un modo per trasformare Lamezia Terme in una carta dei significati, dove ogni angolo parli al cuore dei cittadini e li inviti a sentirsi parte di qualcosa di più grande.

Così nasce Via Maddame, che restituisce dignità a un toponimo antico, legando il presente alla terra madre, alla continuità delle origini. Non è solo un nome, ma un atto di custodia e consapevolezza: perché ogni città che guarda avanti deve saper onorare i luoghi da cui proviene. Così prende forma Via del Magliocco, in omaggio alla vite che un tempo abbracciava queste colline: non una nostalgia agricola, ma la memoria viva di un paesaggio rurale, la riconciliazione silenziosa con la nostra terra.

La nuova Piazza 4 Gennaio porta impressa la data in cui, nel 1968, nacque ufficialmente Lamezia Terme. In essa si compone il senso dell’identità cittadina: un gesto simbolico che ricorda la fusione di tre comunità, l’inizio di una storia comune. Più che una commemorazione, è un invito a rinnovare ogni giorno il patto di convivenza e appartenenza.

Poco più in là, la nuova Piazza Grande – evocativa e poetica – richiama la celebre canzone di Lucio Dalla. Luogo di passaggio e rifugio, casa e orizzonte, questa piazza è pensata come spazio di libertà e socialità, di cultura e accoglienza. Qui, come nei versi della canzone, la città si fa palcoscenico del vissuto, scenario di umanità condivisa. è luogo della socialità, del vivere insieme, ma anche dell’intimità urbana. Spazio dell’incontro e dell’attesa, questa piazza rappresenta la dimensione pubblica del sogno e dell’accoglienza, dove ogni cittadino può riconoscersi protagonista.

Ma è nel disegno delle strade che la visione della Giunta si rivela con più forza. Si è scelto di intitolare le vie a virtù civili e morali, tracciando idealmente un percorso tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. È una mappa interiore, una guida simbolica per camminare tra i princìpi che fondano ogni autentica comunità.

Non si è voluto soltanto nominare luoghi, ma costruire un tracciato ideale. In una città che cresce, anche le parole che la abitano devono educare, ispirare, indicare un senso. La nuova toponomastica si struttura così come una geografia morale, dove lo spazio urbano si intreccia al pensiero e alla responsabilità collettiva.

I nomi scelti parlano di virtù, selezionate non per convenzione, ma perché capaci di fondare e orientare. Le virtù cardinali – la saggezza che guida, il coraggio che affronta, la giustizia che regge, la temperanza che misura – non sono solo concetti etici: sono forme concrete del vivere insieme. Accanto a esse, la carità, vertice delle virtù teologali, si fa gesto, prossimità, amore civico che custodisce il legame tra gli individui.

È un’antica architettura spirituale che si rinnova nel corpo della città: un’urbanistica dell’anima, potremmo dire, che fa delle strade luoghi educanti, e delle piazze spazi di riconoscimento.

Così, camminando tra queste vie, Lamezia non solo si espande, ma si racconta; non solo si costruisce, ma si fonda su intenzioni. E ogni nome diventa traccia di appartenenza, segno visibile di una città che non dimentica il valore di ciò che è giusto, essenziale, umano.

Così, la Via della Saggezza non è solo un tratto di strada, ma un invito al pensiero ponderato, alla moderazione, all’ascolto profondo del tempo e dell’esperienza.

La Via del Coraggio racconta la forza silenziosa di chi affronta il rischio per il bene comune, di chi sceglie anche quando ha paura, di chi si espone con dignità.

Segue la Via della Giustizia, che nel suo nome porta l’essenza stessa del vivere civile: equità, rispetto, diritto, condivisione. È la via che sostiene tutte le altre, perché dove non c’è giustizia non può esserci pace. La Via della Temperanza, virtù troppo spesso dimenticata, ci ricorda che è nella misura, nel limite consapevole, che si costruisce un equilibrio possibile tra desiderio e responsabilità. E infine, Via della Carità, che non è solo atto assistenziale, ma amore civico, compassione operosa, sguardo che si posa sull’altro senza giudizio. È la via della prossimità, della cura concreta, dell’umanità che si fa gesto.

Ogni nome scelto è una parola da abitare, un messaggio lasciato in eredità, un frammento di visione. In questa nuova onomastica c’è il senso profondo di una città che vuole riconoscersi, raccontarsi, educarsi. Non solo per orientarsi nello spazio, ma per orientarsi nel tempo, nella coscienza, nella memoria.

Nel nome delle vie, la voce della città. Nella scelta dei nomi, la direzione del futuro.

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