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Pinelli vota per la nomina di Chiaravalloti alla Corte d’Appello di Reggio Calabria, Magistratura Democratica: “Vice presidente Csm viene meno al suo ruolo di garanzia”

Fa discutere la nomina del nuovo presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria. A tornare sull’argomento è Magistratura Democratica che in un documento chiede di incrementare le regole per la trasparenza e la leggibilità delle scelte sulle nomine dei dirigenti degli uffici giudiziari. 

 

Per Md – in vista delle delibere che il Csm, entro il 20 luglio prossimo, dovrà adottare per dare attuazione alle disposizioni del decreto sulla riforma dell’ordinamento giudiziario – solo “valorizzando la scelta di criteri generali piuttosto che di criteri sulla singola nomina si possono combattere il carrierismo e il clientelismo”. 

 

Nei giorni scorsi, attraverso una nota intitolata “Garanzia o interferenza?”, l’associazione aveva già espresso critiche sulla scelta del vicepresidente del Csm, Fabio Pinelli, di votare in plenum sulla nomina del nuovo presidente della Corte d’appello di Reggio Calabria. Il voto di Pinelli è risultato infatti decisivo, facendo pendere l’ago della bilancia verso la nomina di Caterina Chiaravalloti: sono stati 16 i voti a favore della già presidente del tribunale di Latina, solo uno in più di quelli espressi per l’altra candidata, Olga Tarzia, attualmente presidente di sezione nell’ufficio giudiziario reggino ed esponente di Magistratura Democratica.

 

“Dopo la Procura di Firenze e la presidenza della Corte d’Appello di Catanzaro, nuovamente il Vice presidente recede dal suo essenziale ruolo di garanzia, incidendo in modo decisivo sugli esiti delle nomine, con preferenze che si allineano sempre a quelle dei consiglieri laici espressi dalla maggioranza parlamentare”, è scritto in una nota di Md. “La magistratura deve rivendicare con fermezza un esercizio della discrezionalità consiliare basato su regole chiare e trasparenti, riscontrate dalla motivazione, non orientato dalle maggioranze e dalle appartenenze, o dalle interferenze politiche”.

 

L’associazione auspica per il futuro “il recupero del ruolo di garanzia del Vice presidente del CSM” e il “giusto rispetto per i magistrati che svolgono il loro servizio in territori come quello calabrese, che in prima linea, con i loro sacrifici e la loro determinazione, si pongono a presidio della legalità, un presidio che a volte dura una vita intera e che rappresenta, questo sì, una garanzia, non un rischio di condizionamento”.  

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