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“Il figlio di Tarzan”, il 3 giugno la proiezione del docufilm al Teatro Grandinetti a Lamezia, Ultimo appuntamento di Vacantiandu. Amalia Bruni: “Un’opera che può insegnarci a essere migliori”

Un evento per accendere i riflettori su una questione socialmente importante, un racconto necessario, umano e commovente, che affronta da prospettive diverse il tema della disabilità. Si conclude così “Vacantiandu in Anteprima”, la stagione teatrale ideata da I Vacantusi, in collaborazione con FITA (Federazione Italiana Teatro Amatori), realizzata con il contributo della Regione Calabria e patrocinata dal Comune di Lamezia Terme, con la direzione artistica di Nico Morelli e Diego Ruiz e la direzione organizzativa di Walter Vasta. Ultimo appuntamento della stagione venerdì 3 giugno alle ore 19:00 al Teatro Grandinetti di Lamezia Terme, per la proiezione del docu-film “Il figlio di Tarzan”, per la regia di Mariagrazia Moncada, anche autrice del documentario insieme a Giovanni Cupidi e Simona Cocozza.

«È molto importante per noi chiudere questa stagione con un documentario che vuole far riflettere su una questione fondamentale – ha commentato il co-direttore artistico Nico Morelli –. La nostra compagnia è da sempre vicina ai temi dell’inclusione, e siamo felici di poter dare spazio a questa storia emozionante, in cui il protagonista ha lottato con tutte le sue forze per abbattere le barriere fisiche e mentali che affliggono la nostra società». Il figlio di Tarzan, prodotto da Ficarra&Picone per TRAMP Limited, è un film documentario sul tema della disabilità che si intreccia alla vita del protagonista Giovanni Cupidi, il racconto del suo nucleo familiare, esposto ad un presente faticoso e ad un futuro pieno di incognite. La narrazione si svolge all’interno di una casa, in un piccolo paesino alle porte di Palermo. Presente alla proiezione anche l’onorevole Amalia Bruni, scienziata e neurologa, della quale la sorella del protagonista, la dottoressa Chiara Cupidi, è una collaboratrice.

«Giovanni, amico anche di Lorenzo Cherubini – dice Amalia Bruni – è l’esempio perfetto di chi, pur di fronte a una malattia grave che gli ha causato una tetraplegia, non si è mai arreso, ha continuato a combattere ogni giorno della sua vita cercando di abbattere da solo le barriere gigantesche che la sua condizione gli ha imposto. Il figlio di Tarzan è dedicato a chi senza avere alcuna colpa vive una condizione complessa in un mondo solitamente ostile che fa sentire la persona quasi sempre un peso e non, come sarebbe giusto, una risorsa per la società. Giovanni è una persona speciale, chiaramente laureato, una specie di ‘geniaccio’, poliedrico, un vulcano di idee, un esempio per tutti coloro che si trovano nelle sue condizioni ma soprattutto per gli altri, la maggior parte, quelli che la disabilità di un qualsiasi tipo non solo non ce l’hanno, ma non la comprendono e non la rispettano. Invece, noi che siamo i cosiddetti ‘normali’, abbiamo tanto da imparare. Mi auguro che questo lavoro ci possa insegnare ad essere migliori».

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