“La manifestazione di Antonimina, ennesimo episodio della reazione contro il massacro del territorio che sta montando in tutta la Calabria, ha rivendicato la necessità e l’urgenza di un approccio complesso alla crisi ecologica, declinata invece dai sistemi di comando economico esclusivamente come cambiamento climatico e problema energetico. In questa prospettiva riduzionistica le elites politiche e tecno- economiche trattano i territori come spazi fisici neutri in cui dislocare mega impianti di produzione energetica con le infrastrutture funzionali alla loro realizzazione. I cittadini convenuti ad Antonimina si battono invece perché ogni risorsa e ogni impegno convergano verso la cura delle peculiarità ecosistemiche e storico/ antropiche di tutti i luoghi della terra. Bisogna riconnettere alla specificità dei territori i modi di vivere e tutte le attività produttive, bisogna dedicarsi alla rigenerazione ecologica dei contesti locali; l’eolico e il fotovoltaico stragisti vanno nella direzione contraria: sono un pesante contributo alla destrutturazione ecosistemica di questi contesti. Tra il popolo di Antonimina – consapevole dell’insieme di relazioni (materiali e immateriali) che ci collegano ai luoghi, alla Terra e al Cosmo – e chi sta cavalcando l’onda verde per fare soldi la partita è aperta. Ma il suo esito non è scontato, e ha cominciato a capirlo il sindaco del paese che ha incontrato un gruppo di partecipanti alla fine della manifestazione”.
Così in una nota ‘Terra e Libertà’.