In merito alle accuse mosse dal candidato a sindaco dei riformisti, Davide Lenti, candidato per GenerAzione, risponde a muso duro.
“Il candidato a sindaco dei riformisti parla di maschere, ma forse ha dimenticato di guardarsi allo specchio.
Ci accusa di nascondere dietro di noi “vecchi volti del passato” che tirano le fila. Questa è l’ennesima fiaba, buona solo per chi non ha argomenti veri da offrire. Dietro di noi non c’è nessun mistero da svelare. Non ci sono ombre né burattinai che ci muovono. Solo persone che mettono la faccia e che, sì, hanno esperienza, ma soprattutto hanno risultati concreti da mostrare. E davanti a noi c’è solo il futuro, non le sue leggende metropolitane”, ha affermato Lenti.
“E allora provi pure a raccontare ancora una volta il suo carrozzone come un nobile esperimento di rappresentanza. Rincaro la dose: peccato che non riesca nemmeno a nascondere le sue contraddizioni. La verità è sotto gli occhi di tutti: il suo progetto è il manifesto perfetto di Uno, Nessuno e Centomila. Uno quando serve una faccia spendibile. Nessuno quando c’è da prendersi una responsabilità. Centomila quando si tratta di cambiare versione, alleanza o bandiera.
Un contenitore in cui coesistono, si fa per dire, l’area riformista e la destra sociale, due visioni inconciliabili che lei tenta di tenere insieme con il “laccio” della convenienza. Dove siedono fianco a fianco quelli che hanno sposato con entusiasmo il progetto di fusione come e quelli che, fino a ieri, lo osteggiavano in nome del “no” assoluto. Dove convivono, sotto lo stesso tetto, i vertici del Comune di Cosenza che dalla lista PSI continuano a spingere per un ospedale a Vaglio Lise e quelli che, invece, con piena ragione, rivendicano la necessità di un nuovo presidio ospedaliero a Rende”, ha aggiunto il candidato al consiglio comunale di Rende.
“Una somma di contraddizioni, non un progetto. Una coalizione che non costruisce, ma galleggia. Che non condivide una visione, ma spartisce una poltrona. Altro che proposta credibile: questo è trasformismo organizzato, travestito da pluralismo.
Caro Onorevole, non siamo un palcoscenico di maschere, siamo una squadra. E mentre voi recitate, noi lavoriamo.
Questa città ha bisogno di futuro, non di commedie. Di serietà, non di illusioni da mercato».