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Sanità, Campana: “Oncologia dello spoke di Corigliano Rossano a rischio?”

«Nel mezzo di una sanità sempre più allo sbando, non restano che gli appelli, accorati, come quelli di una paziente oncologica che si è rivolta a noi nella speranza di essere ascoltata. E mentre in Calabria passano anche più di due anni per una visita endocrinologica e si paventano chiusure di reparti come la Nefrologia dello spoke di Corigliano Rossano, non possiamo non ascoltare le urla di dolore dei pazienti».

È quanto dichiara Giuseppe Campana, coordinatore regionale dei Verdi-Europa Verde.

«Una di queste in particolare, ci ha chiesto di renderci portavoce di una preoccupazione che presto potrebbe trasformarsi in realtà, la chiusura, o il pesante ridimensionamento, dell’unità operativa complessa di Oncologia di Corigliano Rossano. La nostra amica paziente vorrebbe poter ricevere risposte certe, ad esempio, dalla presidente della commissione regionale Sanità, Pasqualina Straface, alla quale vorrebbe chiedere se le voci di corridoio relative al depotenziamento del reparto per l’andata in quiescenza del primario, il dott. Angelo Pomillo, possano compromettere il futuro di un servizio ospedaliero così importante, in un territorio vasto come la Sibaritide. Alla domanda ci uniamo anche noi», specifica Campana.

«La paziente ci riferisce di aver avuto modo di constatare l’attenzione, la professionalità di un reparto che rappresenta un’eccellenza, in questi mesi, dopo aver fruito delle cure erogate. La prossima pensione del primario, dunque, potrebbe rappresentare una sfida di tenuta per il reparto. La paziente teme insomma che l’assenza, quando sarà, del direttore dell’Uoc possa causare un ridimensionamento o addirittura una chiusura del reparto stesso».

«Noi – conclude il massimo rappresentante dei Verdi calabresi – proveremo con tutte le nostre forze a fare da cassa da risonanza all’ennesimo spauracchio sanitario e per questa volta invitiamo il commissario regionale alla sanità, il direttore dell’Asp di Cosenza ad agire prima, perché prevenire è meglio che curare. La prossima volta, però, non saremo così politically correct e non escludiamo azioni di piazza».

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