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Stragi sul lavoro, la triplice sindacale scende in piazza a Catanzaro: “Più sanzioni e ispezioni ed una commissione regionale su sicurezza e lavoro nero”

di Gaia Serena Ferrara – “Il cordoglio non basta più. E’ arrivato il momento di fermare le stragi sul lavoro”. E’ iniziato da poco meno di un’ora il presidio della triplice sindacale a Catanzaro, davanti alla Prefettura, per chiedere al Governo nazionale e alla Regione Calabria interventi concreti per arginare il fenomeno delle morti sui luoghi di lavoro.

Una lunga scia di sangue unisce tristemente l’Italia, da un cantiere all’altro, dai binari di Brandizzo alla zona industriale di Lamezia Terme, per citare solo l’ultimo incidente mortale in ordine tempo avvenuto in Calabria, che ha visto un operaio precipitare da un capannone da oltre dieci metri di altezza.

Per questo, Enzo Scalese, Salvatore Mancuso e Santo Biondo – rispettivamente segretari generali della Cgil Area Vasta, della Cisl Magna Graecia e della Uil Calabria – questa mattina sono scesi in piazza, chiedendo un incontro al prefetto del capoluogo, Enrico Ricci, affinché si faccia portavoce a tutti i livelli delle istanze dei sindacati e del mondo del lavoro.

“La Calabria non è ultima rispetto a nessuno, anche sul piano della rivendicazione sociale e dei diritti. L’unità dei sindacati oggi a Catanzaro vuole porre al centro del dibattito pubblico nazionale e regionale il tema della sicurezza e della salute sui luoghi di lavoro. Dopo tante morti, è finito il tempo delle discussioni. Bisogna agire”, spiega il segretario regionale della Uil, Santo Biondo.

La triplice chiede perciò al Governo nazionale “più sanzioni e più ispezioni”, potenziando la macchina dei controlli attraverso nuove assunzioni all’Ispettorato del lavoro. E ancora: “Una procura nazionale perché molto spesso le vittime degli incidenti sul lavoro e i loro familiari non vengono tutelati dalla giustizia”.

L’appello di Biondo è rivolto anche alla Regione Calabria. Cgil, Cisl e Uil invitano l’ente guidato da Roberto Occhiuto e l’Assemblea calabrese non solo a fare la propria parte, ma ad essere apripista di un cambiamento significativo, istituendo una Commissione sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e l’emersione del lavoro nero. “Non è una questione di pennacchio”, spiega il segretario della Uil Calabria. “Serve una struttura che abbia uomini, risorse e mezzi, con la presenza delle parti sociali, dell’Ispettorato, dell’Asp e di tecnici in grado di dire al governo regionale come legiferare in materia di sicurezza. E’ inaccettabile che anche i fondi europei vadano a quelle imprese che non fanno sicurezza sul lavoro e non applicano i contratti delle organizzazioni comparativamente più rappresentative sul piano nazionale, facendo allo stesso tempo concorrenza sleale verso le imprese sane di questa regione che promuovono lavoro di qualità”.

“E’ ora che la politica e le istituzioni di questo Paese affrontino seriamente la questione delle morti e degli incidenti sul lavoro. Tante morti, tanti ‘omicidi’, tanti infortuni di persone che rimangono con invalidità permanenti”. E, a questo punto, la parola d’ordine indicata da Biondo è “legiferare”. Il presidente Occhiuto e il Consiglio regionale “dimostrino di avere a cuore i temi del lavoro, dello sviluppo, della sicurezza e – aggiunge- della legalità”.

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