“Agisci in modo che ogni tuo atto sia degno di diventare un ricordo” - Immanuel Kant
HomeCalabriaLettera di Ferragosto di un gruppo di intellettuali calabresi ai conterranei: "Basta...

Lettera di Ferragosto di un gruppo di intellettuali calabresi ai conterranei: “Basta fumo negli occhi già pieni di sale”

Riceviamo e pubblichiamo:

“Siamo nel pieno dei quindici giorni magici della Calabria e, come tutti gli anni, le Calabrie meravigliose e le eccellenze fanno da sfondo a feste e concerti disseminati dal Pollino allo Stretto. Così, entusiasmo e orgoglio calabrese alle stelle a colpi di sagre, luminarie e decibel che ci “allietano” di giorno e di notte.

E poco importa, ragionando in termini generali e astratti, se per un malore in spiaggia o per un’intossicazione alimentare attenderemo un’ambulanza che arriverà magari senza medico o se troveremo il pronto soccorso dell’ospedale più vicino chiuso; se uno degli innumerevoli roghi estivi sfiorerà le nostre case o se respireremo l’odore acre del fumo mentre con lo smartphone puntato verso il cielo e con il naso all’insù siamo ammirati dai lussureggianti fuochi d’artificio nella piazza del paese o sul lungomare; se passeremo intere giornate senz’acqua dai rubinetti.

Poco importa tutto questo. Arriverà, infatti, la fine dell’estate e ci sarà tutto il tempo di gridare alla vergogna per la maladepurazione, la malamovida e la malasanità; manifesteremo in altra occasione la rabbia per gli incendi che hanno distrutto ettari di bosco o lambito le nostre abitazioni; arriverà pure il tempo di indignarci per uno degli innumerevoli primati negativi che la realtà ci sbatte in faccia da gennaio a dicembre.

Nei momenti della grande abbuffata di frastuono e luci, nel frattempo, a nulla sembrano rilevare i costi spesso esorbitanti e la dispersione di soldi pubblici per il nostro panem et circenses quotidiano.

Così, passata l’euforia, mentre saremo svegliati dalla dura realtà e le statistiche ci ricorderanno che il tanto decantato turismo calabrese più che decollare affonda per prezzi alti o per carenza di servizi,  piagnucoleremo un po’ ma nulla ci impedirà di farci trovare pronti per l’ennesima campagna elettorale. E allora di nuovo sotto con slogan, proclami autocelebrativi e annunci roboanti; e via con le grandi prospettive e con il futuro radioso delle Calabrie protagoniste nel mondo e centro dell’universo.

E poi arriverà dicembre. E con Natale e Capodanno la corsa a nuovi concerti; ecco servite altre luci, sempre più sfavillanti. E noi di nuovo a spellarci le mani al grido di Calabria fenomenale e strabiliante.

Continueremo ad essere assillati, come sempre, da una comunicazione della nostra Regione che alterna epica e desolazione, euforia e depressione, in un andamento clinicamente bipolare. Con un esito comune: l’incapacità di un qualsivoglia sforzo di reggere l’urto del tempo.

E’ sempre un ricominciare da zero, mentre il problema di fondo resta quello educativo, che in una Regione in cui si legge troppo poco stenta a coinvolgere il luoghi della formazione, faticando ad accompagnare i nostri giovani a recuperare l’ampiezza e la profondità millenaria della nostra Terra.

Non tanto adorare le ceneri ma custodire e alimentare il fuoco di Sybaris. I Pitagorici, il Vivarium di Cassiodoro, Gioacchino, Telesio, Campanella, solo per fare qualche vistoso esempio, rappresentano la sfida da proporre alle ragazze  ai ragazzi di oggi.

Proseguiremo, diversamente, con la deferenza e il servilismo nell’accogliere gente di spettacolo e artisti provenienti da altre parti del Paese, mentre chi ha scelto di restare e lottare in questa parte d’Italia è talora trattato con sufficienza.

Tra fierezza e orgoglio alle stelle da una parte e indignazione al grido “ultimi in tutto” dall’altra, tra il sale negli occhi da un lato e gli effetti devastanti sulla salute umana dell’inquinamento acustico dall’altro, questa Terra straordinaria rischia di morire davvero se non si avrà il coraggio di cambiare passo.

Ma per cambiare passo è necessario che si cominci da noi stessi: con il pulirci gli occhi dal sale per non ballare e ridere guardando le nostre sagome riflesse negli specchi che ci regalano insieme al panem et circenses”.

Ettore Bruno, scrittore

Alessandra Capalbo, archeologa

Marisa Casciaro, umanista

Amerigo Minnicelli, giurista

Corrado Minnicelli, giurista

Leonardo Spataro, filosofo

Articoli Correlati