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‘Ndrangheta, assolto Klaus Davi: non ha offeso Antonio Polimeni

A solo un mese dall’assoluzione per non aver diffamato il nipote di un boss di Lamezia, Klaus Davi viene assolto nuovamente per non aver offeso Antonio Polimeni soprannominato “U Troiu”. Lo ha stabilito il giudice monocratico del Tribunale di Milano dottoressa Giulia Anna Messina perché il “fatto non sussiste”.

Per la Procura di Milano – a seguito di una denuncia presentata dalla parte lesa –  il giornalista aveva recato un grave danno alla reputazione del Polimeni con una sua inchiesta relativa a tensioni ad Archi tra i gruppi mafiosi, risalente ai primi mesi del 2021. Tensioni che non solo si sono rivelate veritiere – hanno sottolineato l’avv. Giannetti e l’avv. Minniti nel corso delle conclusioni – tanto che, purtroppo, solo pochi mesi dopo sono sfociate in un attentato a Franco Benestare avvenuto nel giugno del 2021. I legali di Davi hanno inoltre evidenziato, durante l’esame dell’imputato, come il loro assistito a poche ore dall’attentato a Benestare sia stato in grado di indicare il nome dei presunti attentatori, successivamente confermati dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, dopo accurate indagini.

Soddisfatti i difensori del giornalista, l’avv. Simona Giannetti (Foro di Milano) ed Eugenio Minniti (Foro di Locri): «Ancora una volta le inchieste del nostro assistito si sono rivelate pienamente attendibili e fondate. E non poteva essere diversamente visto che (a differenza di molti altri) Davi si è preso la briga di perlustrare a fondo e per anni le zone di Archi (dove ha abitato per 3 anni distante pochi metri dall’abitazione del signor Polimeni) ma anche Africo, San Luca, Locri, Buccinasco, Torino, Santa Caterina, San Lorenzo, Vibo Valentia, Sant’Onofrio, Lamezia Terme, Rosarno, San Ferdinando, Foggia, Palermo, naturalmente Platì, Pavia, e la lista potrebbe proseguire a lungo. L’essere un giornalista investigativo attivo sul territorio e la profonda conoscenza di alcune delle più importanti famiglie di ‘Ndrangheta come i Nirta di San Luca, i Tegano di Archi, i Pesce di Rosarno, non può diventare una “colpa”, considerando anche i rischi a cui Klaus Davi si espone pagando prezzi notevoli. Come la distruzione della vetrata della sua casa, fatto avvenuto proprio ad Archi nel 2019. Senza dimenticare le recenti e inquietanti scritte minacciose apparse sui cancelli della villa di  Vincenzo Barreca, assassinato nel 2002, quelle pesantemente offensive apparse sui muri di Archi Cep e quelle impresse sui muretti della rotonda di Gallico», hanno affermato i legali di Davi, Giannetti e Minniti.

La Procura di Milano aveva chiesto la condanna di Klaus Davi, riconoscendo le attenuanti generiche, a una multa di euro 400. La parte civile, rappresentata dall’avv. dottor Francesco Calabrese, da parte sua aveva chiesto un risarcimento danni pari a 30 mila euro. Ma il Giudice Messina, come detto, ha assolto il giornalista. Da notare che è la seconda volta che Polimeni citava in giudizio Davi. Nel primo caso, nel 2020, motivo del contendere erano stati dei manifesti elettorali in cui “U Troiu” veniva definito senza mezzi termini un “boss” insieme ad altri soggetti vicini alla criminalità organizzata di Reggio Calabria Nord. Il procedimento fu archiviato dal Gip di Reggio Calabria Francesco Campagna che, nel decreto, stabiliva quanto segue: “Le affermazioni appaiono infine veritiere in quanto tutti i soggetti nominati nel volantino risultano gravati da plurimi precedenti penali e segnalazioni di polizia per il reato di cui all’art. 416 bis c.p., taluni anche con ruoli apicali”..

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