Si chiama Alessio Peluso, il detenuto trentenne di origini campane, vittima del pestaggio che sarebbe avvenuto lo scorso all’interno della casa circondariale Panzera di Reggio Calabria. E, secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra mobile di Reggio Calabria, il comandante della polizia penitenziaria Stefano La Cava avrebbe tentato di costringere, illegittimamente, un suo sottoposto a mostrargli delle relazioni di servizio relative alla sorveglianza dello stesso detenuto. Per tale motivo, il pm Sara Perazzan ha formulata a suo carico anche l’ipotesi di reato di tentata concussione. Nei giorni successivi alla denuncia del detenuto campano pestato dagli agenti della penitenziaria, inoltre, si sarebbero aggiunti gli esposti dei familiari di altri detenuti, tutti di origine campana. Nel corso di colloqui telefonici con i parenti, in sostanza, le persone recluse avevano riferito di essere stati malmenati all’interno del carcere. I successivi approfondimenti investigativi, anche attraverso l’escussione dei reclusi da parte del pubblico ministero titolare delle indagini, avevano permesso già in una prima fase di circoscrivere ad un solo detenuto le condotte violente, così come poi confermato dalla visione e analisi delle telecamere interne dell’istituto di pena. “Va segnalato – è scritto in una nota della Questura reggina – che le gravi condotte contestate sono ascrivibili alla responsabilità personale solo di alcuni appartenenti alla Polizia Penitenziaria, che presta servizio all’interno della struttura penitenziaria in questione con abnegazione, sacrificio e senso del dovere, e con pieno rispetto dei diritti e della dignità dei detenuti”
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Condotta violenta su detenuto a Reggio Calabria: per comandante La Cava, si aggiunge ipotesi di reato di tentata concussione
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