Si è svolta ieri una nuova udienza del processo relativo alle gravi irregolarità riscontrate negli stabulari dell’Università Magna Graecia di Catanzaro dove LAV è stata ammessa come parte civile; una decisione, quella del giudice, che rappresenta un passaggio significativo in un procedimento che porta alla luce anche condizioni di gestione degli animali gravemente incompatibili con la Legge che esigiamo siano chiarite facendo emergere ogni responsabilità.
Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura, infatti, nei laboratori sarebbero state condotte pratiche illegittime ed efferate, violazioni dei protocolli, omissioni nei controlli e uccisioni degli animali senza adeguate misure analgesiche né autorizzazione. Un quadro che denuncia il mancato rispetto degli animali e fa emergere come il business degli animali, usati nei laboratori, sia basato su intenzioni tutt’altro che nobili come la ricerca, ma su interessi economici e di carriera.
“Dopo l’ammissione di LAV come parte civile ieri, continueremo ad essere presenti alle prossime udienze seguendo ogni fase del procedimento affinché emergano pienamente i fatti e questo caso contribuisca a far luce sul sistema lacunoso e fallace della sperimentazione animale che troppo spesso non rispetta nemmeno i minimi termini di legge” ha dichiarato Michela Kuan, biologa e responsabile scientifica area ricerca senza animali di LAV.
“Ribadiamo la necessità di superare modelli sperimentali basati su animali che, oltre a provocare sofferenza, risultano obsoleti e fallaci, e chiediamo investimenti invece in metodi human-based moderni, rigorosi e realmente utili per lo sviluppo della ricerca biomedica. Il processo di Catanzaro è un momento chiave per affermare questi principi e per richiamare istituzioni e comunità scientifica a una responsabilità concreta verso un mondo che sta cambiando scientificamente, legalmente e socialmente” ha aggiunto Kuan di LAV.
