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Eugenio Bennato il brigante della musica che canta il Meridione fa il pieno al Festival RadiCi a Reggio Calabria

Che il festival etno-folk-pop “Radici” avrebbe chiuso col botto era stato ampiamente preannunciato ma le previsioni sono state finanche superate dalla realtà: un’Arena dello Stretto gremita in ogni ordine di posto con migliaia di persone sulle gradinate ma anche in tutta l’area antistante il palco.

Neanche il rischio pioggia, nel nome del famigerato slogan “the show must go on”, intimorisce la passione popolare dei tantissimi residenti e turisti accorsi in via marina ad ascoltare il maestro Eugenio Bennato: un’icona, ormai, degli inni meridionalisti di riscatto e giustizia sociale.

L’artista napoletano, fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare, è ormai di casa sia in Calabria che nel territorio reggino: tanto che lui stesso a sottolineare più volte la rilevanza della nostra terra nel suo percorso di ricerca etno-musicale; arricchitosi nel tempo sia di numerosi musicisti locali, anche adesso con il bassista roccellese Stefano Simonetta, che di strumenti quali la “chitarra battente” cui arriva dallo stesso una “benedizione” proprio mentre la suona sul palco.

Una Calabria che per Bennato è Meridione ed è Mediterraneo, un Sud del Sud, crocevia straordinario di culture millenarie.
Non serve troppo tempo per infiammare un pubblico che conosce a memoria quasi tutti i brani e non lo lascia un solo attimo senza che vi sia il tipico accompagnamento con le mani impreziosito, puntualmente, da danze tradizionali.

Di briganti, lotte contadine, ribellione contro gli oppressori ed i padroni parlano pressoché tutti i testi di brani che hanno fatto e continuano a fare la storia; non servono neppure introduzioni o spiegazioni: arrivano dritte all’animo ribelle di chi vuole credere, ancora oggi, nella dignità e nel riscatto di un sud ricco di storia e cultura ma troppo spesso bistrattato.

La “questione è meridionale”; lo urlano in coro in tantissimi cantando assieme una delle canzoni-simbolo di Bennato sul brigante Ninco Nanco. Si canta e si balla con un’intramontabile “Riturnella”, con “Che il Mediterraneo sia”, “Taranta Power” e tante altre. Un canto che riecheggia all’unisono con il pubblico all’intonazione del vero inno alla Resistenza del Sud, scritto da Bennato e Carlo D’Angiò, che è “Brigante se more”.

Eugenio ha con sé sul palco degli artisti straordinari: tanto i musicisti quanto la corista-danzatrice e gli stessi tecnici; molti brani glieli lascia eseguire in autonomia con ottima risposta da parte del pubblico.

La chiusura è un tributo al grandissimo Modugno per un altro inno alla ribellione carico di energia e denso di significato: “Malarazza”; quasi a ricordare ad ognuno di noi che non serve lamentarsi senza poi impegnarsi attivamente a cambiare le cose.

Sullo sfondo di un incantevole serata sullo Stretto le parole che arrivano dal palco sembrano ricollegare i fili più identitari della poetica di un sud-mediterraneo che è stato e vuole essere culla di civiltà.

A fine concerto Bennato conferma il concetto “Sarò anche di parte perché in Calabria mi sento a casa ma stasera per me suonare in questo luogo, con lo Stretto alle spalle, è stato molto intenso ed emozionante perché ho pensato veramente quanto questo crocevia di culture e questa dimensione geografico-culturale mi abbiano ispirato artisticamente”.

Il festival “Radici”, finanziato dal Comune grazie ai fondi Pn Plus Plus 21-27 Distretto Culturale e turistico, senza gravare sul bilancio e quindi sui cittadini, giunge alla sua conclusione con l’ultimo appuntamento che vede protagonista un altro autorevole artista come Enrico Capuano e la sua “Tammurriata Rock”.

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