“Cordiale e ottimista, ricco di umanità, sensibile ad ogni sofferenza, ma anche un maestro, di quelli credibili, che hanno percorso le strade prima di indicarle agli altri: un maestro-testimone”. Così viene ricordato ancora don Italo Calabrò, infaticabile sacerdote della Chiesa reggina – bovese, per il quale si apre un’altra tappa importante del cammino verso la Beatificazione.
Domenica 10 settembre, alle ore 10:30, presso la Basilica Cattedrale di Reggio Calabria sarà aperta – si legge in comunicato stampa dell’ufficio diocesano – l’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e la fama di santità del Servo di Dio, don Italo Calabrò, indimenticato sacerdote della diocesi di Reggio Calabria – Bova.
È un momento importante per l’intera Chiesa di fondazione paolina nella quale il presbitero ha operato fino agli ultimi istanti della sua vita, lasciando una indelebile traccia rappresentata dalle tante opere-segno realizzate.
L’apertura dell’Inchiesta diocesana sulla vita, le virtù e fama di santità di don Italo Calabrò avviene dopo un periodo di circa un anno di lavori preliminari, culminati con il nulla osta da parte della Santa Sede.
Il 10 settembre, quindi, ai piedi della Venerata Effigie della Madonna della Consolazione che il giorno prima raggiungerà in processione il Duomo, sarà tenuta la prima sessione della fase diocesana del processo di beatificazione.
Chi era don Italo Calabrò
L’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone e tutti i membri del Tribunale e il Postulatore, il dottor Paolo Vilotta, presteranno il giuramento secondo quanto previsto dalle norme canoniche relative alle Cause di Beatificazione e Canonizzazione.
Don Italo Calabrò è nato a Reggio Calabria il 26 settembre 1925 da mamma Teresa Cilione e papà Giovanni Calabrò. A 15 anni, sentendosi «già da molto tempo chiamato al sacerdozio», chiese al vescovo Enrico Montalbetti di essere ammesso nel Seminario Regionale Pio XI. Il 25 aprile 1948, nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria, è stato consacrato sacerdote dal vescovo Antonio Lanza.
Ha servito la Chiesa ricoprendo molteplici incarichi (vicario generale, parroco, guida della Caritas diocesana e regionale per molti anni, membro della presidenza della nascente Caritas Italiana nel 1971) con coraggiosa passione, con luminosa intelligenza e profonda umiltà. I vescovi ne hanno sempre apprezzato la capacità di assolvere ai delicati servizi pastorali distinguendosi anche per la sua assoluta fedeltà.
Parroco di San Giovanni di Sambatello, non si è risparmiato nell’alleviare le sofferenze degli ultimi, nell’incoraggiare i giovani a fare scelte di vita fondate sulla condivisione e sulla non violenza aprendo nuove vie. Con la testimonianza di vita ha educato intere generazioni e con alcuni giovani ha fondato il Centro Comunitario Agape e l’Associazione Piccola Opera Papa Giovanni.
Apostolo degli ultimi
La vita cristiana di don Italo Calabrò si alimentava alle fonti della preghiera, particolarmente dell’Eucaristia e dalla pietà mariana verso la Madonna della Consolazione. Dopo aver appreso dell’avvicinarsi della morte a causa di un cancro, ha dato testimonianza di fede sino alla fine, raccomandando particolarmente le persone fragili.
Per i poveri e i giovani che ha servito è già Santo
I poveri che ha amato fino alla fine della sua vita terrena, intere generazioni di giovani oggi adulti e anziani, le comunità che ha servito con premurosa e infaticabile cura e generosità, ritengono che don Italo Calabrò sia già Santo.
Egli stesso ha disposto che il suo corpo, nell’attesa della Risurrezione, fosse sepolto nel piccolo cimitero della frazione di San Giovanni di Sambatello dove fu parroco dal 1964 fino alla sua morte sopraggiunta all’alba del 16 giugno 1990.
Il sepolcro, continua meta di pellegrini che invocano la sua intercessione e il suo conforto, è amorevolmente curato dai suoi parrocchiani che lo ricordano con grata e perenne venerazione: un parroco che li ha amati e serviti sempre, testimoniando anche a loro che Dio è amore ed è ricco di misericordia, paziente ed infinita.