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Reggina, secondo default in otto anni: l’incompetenza di una classe politica da paesello

di Paolo Ficara – Dal 2015 al 2023. Per la seconda volta in otto anni, la Reggina non viene ammessa al campionato conquistato sul campo. In entrambe le occasioni, la mancata iscrizione avviene sotto l’amministrazione comunale di centrosinistra, peraltro confermata in continuità all’ultima tornata elettorale. Il disastro porta le firme di Saladini, Cardona e del management che hanno ereditato dalle precedenti gestioni, decidendo di confermarlo in toto. A rendere ancor più insopportabile la situazione, specie nelle ultime settimane, ci hanno pensato politici da paesello ed una classe giornalistica cui starebbe largo anche il campionato di Eccellenza.

A farne le spese sono i tifosi, mandati in confusione totale. Al netto dei traviati ad arte.

Dato che nessuno è perfetto, e pur essendoci sforzati di non alimentare tarantelle mediatiche e situazioni surreali, anche il Dispaccio è cascato nell’errore. Qualche giorno fa, per inciso, nel riportare come Saladini avesse posato il giocattolo. Avevamo dato per scontato che la coppia di f.f. – dove ognuno è libero di assegnare immaginificamente aggettivi o sostantivi più opportuni per quelle due effe – nei colloqui intercorsi con Saladini ed Ilari, avesse ottenuto delle garanzie scritte. Colpa nostra. Sappiamo quanto incida un errore del Dispaccio, nell’opinione pubblica. D’altronde, nessuno si ricorda i nomi dei giornalisti che hanno scritto di Bertarelli, Bruno Grande, Agnello o i nomi di quei tizi che al massimo potrebbero permettersi un abbonamento in tribuna vip, altro che rilevare un club di Serie B. Avessimo dedicato anche un solo articolo a questi infondati accostamenti, ce lo avreste rinfacciato fino al 2028.

Ma torniamo ai due f.f. Paolo Brunetti e Carmelo Versace. Forti con i deboli e deboli con i forti. Mai un rigo di comunicato contro Saladini. Mai. Figuriamoci contro Cardona. Pronti però ad urlare contro Ilari. Per carità, difficile non ricavare l’impressione che il cinematografico romano sia salito su una monoposto da Formula 1, senza possedere nemmeno la patente B. Per rimproverargli cosa, poi? Di non aver versato gli stipendi a dipendenti sotto contratto con una società terza? Due mesi interi con il concreto rischio di cancellazione dal professionismo, dimissioni improvvise del presidente, comunicati uno più strano dell’altro sulla cessione societaria, messa in mora dei calciatori… ed il problema principale, tutto ad un tratto, è diventato il personale del Sant’Agata?

Da qui in poi, è soprattutto Versace a prendere la scena di tale spettacolo tragicomico. Che senso avrebbe contattare Bandecchi ed incontrare Ferrero, per poi spalleggiare una cordata formata da un 28enne commerciante di calzature a Lamezia ed un viticoltore della provincia di Taranto? Peraltro nella presunta ottica di una ammissione in Serie B. Significa che Peppe Porcino di Sportworld e Ninni Tramontana dell’omonima azienda vinicola, unendo le forze, potrebbero comprare il Milan. Significa soprattutto che gli ex presidenti rispettivamente di Ternana e Sampdoria, temendo di aver perso tempo con un interlocutore poco serio, fanno bene a lanciare le frecciate già ascoltate negli ultimi giorni a Radio Cusano Campus.

Ci auguriamo non corrisponda al vero il contatto tra la massima espressione della Città Metropolitana ed il presidente di un club di Serie D, della provincia reggina. Segnatamente, il Locri. Allo scopo di chiederne il titolo sportivo. Ad agosto. Saremmo a livelli di insipienza importanti. Non solo per il disgusto che tale imbastardimento scatenerebbe in almeno una delle due tifoserie interessate. Ma soprattutto perché il termine ultimo consentito dalla Figc per fusione e/o conferimento d’azienda, risale allo scorso 5 luglio. Infine, non avrebbe alcun senso: se non per risparmiare le 300.000 euro per l’iscrizione in sovrannumero.

Prima di tornare ai politici nostrani – cambiando colore – anche i calciatori si meritano un passaggio. Messa in mora richiesta per mancato pagamento della mensilità di giugno; mancato pagamento dei premi; società assente; medico senza contratto; campi fatiscenti; futuro nebuloso e chi più ne ha, più ne metta. Bene. Dopo il comunicato in cui Ilari annunciava un passo indietro, quale di queste condizioni è migliorata al punto da giustificare la ripresa degli allenamenti? Peraltro senza allenatore, dato che nel frattempo Pippo Inzaghi è stato di fatto esonerato. Gran parte della squadra è saggiamente rimasta a casa. Ai giovani possiamo rimproverare poco, specie ai 18enni chiamati a fare numero. Ma per il resto, ci auguriamo si siano resi conto dello sporco giochetto cui si sono prestati.

E adesso, non per sembrare bipartisan ma per evidenti meriti sul campo, ci spostiamo a Montecitorio. Il nostrano onorevole Francesco Cannizzaro lamenta notti insonni, nello strenuo tentativo di strappare le quote societarie dalle mani di Manuele Ilari per consegnarle nientepopodimeno che a… Felice Saladini, ossia il principale carnefice della Reggina.

Cannizzaro è però lo stesso reduce da diversi mesi con gli occhi chiusi. Lo stesso che aveva presentato una interrogazione parlamentare a diversi ministri, per chiedere non si sa che cosa. Una Reggina in torto marcio verso la Figc e verso tutti gli altri club della Lega B, che si nascondeva dietro le spalle del Tribunale di Reggio Calabria per giustificare i mancati pagamenti. Esattamente, che senso ha avuto quell’intervento? L’onorevole sperava forse che il ministro Abodi in persona si autoproclamasse Re d’Italia, togliendo l’intera penalizzazione alla Reggina? Non sarebbe stato più utile incontrare Saladini e Cardona per chiedergli cosa caspita si fossero messi in testa?

Quell’interrogazione parlamentare, ovviamente pubblicizzata a mezzo stampa, ha solo sortito un effetto boomerang. Da lì in poi, i presidenti delle altre società drizzano le antenne. Ognuno di loro, ha un parlamentare di riferimento. E ne fa le spese la magistratura reggina. La quale, pur limitandosi ad applicare le norme previste dal codice di crisi impresa, si vede destinataria di reprimenda a carattere politico. Poi un giorno, qualcuno dovrà spiegarci la fregola di dover assolutamente arrivare al Consiglio di Stato con un proprietario che non fosse Ilari. Se Sergio Leone volesse farci un film, si intitolerebbe “Per un pugno di voti”. Per recuperare le ore di sonno perduto, Cannizzaro potrebbe schiacciare un pisolino sul volo Reggio-Venezia. O sul Reggio-Bologna. O Reggio-Genova. Non appena si concretizzerà il suo notorio e sempre sbandierato – sic! – impegno per l’Aeroporto dello Stretto.

Tuttavia, le principali contrazioni all’apparato digerente le abbiamo avvertite nel sentir nominare, ci sembra da Versace  – in una di quelle interviste più simili ad un discorso tra avventori di bar alle 2 di notte – lo studio Tonucci. Come entità mediatrice per convincere Manuele Ilari a cedere la Reggina, prima del 29 agosto, a quella cordata di presunti nababbi che ha avuto fin troppo spazio mediatico.

E qui è fondamentale inquadrare la situazione. Altrimenti si corre seriamente il rischio che la giostra riparta con gli stessi che l’hanno guastata. Ma come lo studio Tonucci? Ancora? Non vi è bastato Saladini portato da questi sedicenti signori, che rispondono al nome di Livio Esposizione e Leo Ierardi? Col massimo rispetto verso uno dei più prestigiosi studi romani. Se si riesce ad interfacciarsi con i professionisti migliori in forza a Tonucci, e si prova a convincere James Pallotta per fare calcio a Reggio Calabria, ben venga. Altrimenti, se c’è bisogno di chissà quali intermediari per ottenere l’investimento economico dei succitati imprenditori di Lamezia e della provincia di Taranto, allo stadio andateci voi l’anno prossimo. E non offendete la nostra intelligenza, blaterando la presenza di misteriosi partner dalle disponibilità importanti: chi investe nel calcio lo fa per visibilità, chi ha parecchio da investire non fa il socio di minoranza – o lo sponsor – a gente che fattura 300.000 euro.

Una piccola fetta di responsabilità ce l’ha anche la parte seria e capace di Reggio Calabria. Formata da gente che ha già dimostrato di volere il bene della Reggina, ma che da troppo tempo si fa gli affari propri. Evitando di aprire gli occhi ai propri concittadini sui finti eroi, pur conoscendo bene i disastri alla voce entrate e alla voce uscite della Reggina negli ultimi cinque anni. Presidente Foti, lei ha portato questa squadra e questa città ai massimi livelli, dando vita ad una lunga epopea dorata: vuole scrivere un ultimo capitolo diverso, rispetto a quello del 2015? Presidente Benedetto, da otto anni non sboccia nessun fiore in quel Sant’Agata da lei ideato: è entusiasta all’idea che l’attuale decennio possa concludersi senza un giovane che arrivi ad esordire in Serie A o in Serie B? Qualcuno si assuma la responsabilità di levare la marmaglia da quel centro sportivo, che è stato tra le migliori fucine del calcio italiano.

A breve termine, Palazzo San Giorgio dovrà emettere il bando per consentire l’iscrizione di una nuova società al campionato di Serie D o di Eccellenza. La buona notizia è che Carmelo Versace non ha alcun potere decisionale, dato che la scelta sul beneficiario apparterrà a Paolo Brunetti. Forse il consigliere Giovanni Latella è riuscito ad agire con più criterio e soprattutto in silenzio, per rintracciare una forza imprenditoriale all’altezza. Ma è importante anche seguire la fine che farà la Reggina 1914, le cui quote sono tornate in mano a Saladini e Ferraro. C’è da capire se il commissario giudiziale Francesco Aricò, venuti meno gli introiti della Serie B nonché il parco calciatori, farà saltare l’omologa prima o dopo del ricorso in Corte d’Appello calendarizzato per il 25 settembre: decretando, di fatto, il fallimento.

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