di Paolo Ficara – Come un rompicapo. Abbastanza difficile analizzare la gara tra Reggina e Perugia, nella quale si è passati dall’ottimismo del pronostico a quella che sarebbe stata un’amara soddisfazione: ossia centrare il pareggio, in casa ed in superiorità numerica contro l’ultima in classifica. Soddisfazione soltanto accarezzata, con la punizione di Cicerelli fermatasi sulla parte alta della traversa al 95′.
Innanzitutto può essere fuorviante, oltre a diventare un pericoloso alibi, il tema arbitraggio. La società deve farsi sentire nei modi e nei luoghi opportuni, l’atteggiamento delle ex giacchette nere è irritante. Ma nel turbine delle contestabili decisioni prese dall’arbitro Meraviglia, c’è anche un’espulsione non evidentissima comminata al centrocampista Santoro del Perugia.
Sarebbero mancati 40 minuti più recupero al termine, si era sul parziale di 0-1. Era una partita da portare a casa, senza se e senza ma. A prescindere dall’obiettivo stagionale.
Invece non è accaduto. Ed è purtroppo arrivata la conferma, rispetto a quanto sostenuto una settimana addietro. Le sconfitte maturate dalla Reggina non costituiscono un mal di trasferta. La squadra inizia sempre con la marcia più alta: se va in vantaggio, continua a spingere e dilaga; se subisce, non riesce ad aumentare i ritmi per recuperare. Il primo svantaggio interno è suonato come una conferma di questa teoria.
Detto ciò, la gara poteva tranquillamente mettersi sui binari consueti già nel primo quarto d’ora. Ossia, sullo 0-0. Stava spingendo solo la Reggina, mentre il Perugia si è difeso basso dall’inizio. La gara è stata preparata bene, come le altre. Poi però vanno gestiti i 90 minuti con i relativi episodi, e Fabrizio Castori ha impartito severa lezione.
Il tecnico dei biancorossi ha teleguidato i suoi centrocampisti già nel primo tempo, indicando in continuazione dove piazzarsi per impedire il sistematico passaggio a Menez. In 11 contro 10, Pippo Inzaghi ha sbilanciato la squadra lasciando il solo Cionek, già ammonito, in protezione centrale difensiva. Castori ne ha approfittato immediatamente, con il fresco Di Serio che si è involato senza ostacoli per il parziale 0-3.
Le reti di Gori e Fabbian, realizzate con l’avversario ormai alle corde, amplificano il rammarico – per non dire la rabbia – proprio su quel terzo gol. Abbiamo posto l’accento, nella prima fase di campionato, sulla fase difensiva della Reggina. Da un lato è vero che non è mai stato concesso lo sfondamento laterale all’avversario- ma era l’ultima della classe – dall’altro bisogna preoccuparsi se ogni sfondamento centrale è corrisposto ad un gol.
Brutto colpevolizzare i singoli. E quel terzo gol, Colombi lo stava quasi per evitare, dopo aver optato per rimanere tra i pali fino all’ultimo. Però da un portiere della sua esperienza, ci si aspetta ben altro atteggiamento. Fin qua non si è notato, proprio perché di tiri ne arrivavano mezzo a partita. Però i cinque gol al passivo nelle ultime due gare, dopo averne subiti appena tre nei precedenti otto turni, rappresentano un preoccupante campanello d’allarme. Proprio perché, in buona percentuale, si tratta di evitabili regali.
Ribadiamo: difficile fornire una lettura univoca. Da un lato c’è sempre da essere orgogliosi del quarto posto attuale, fermo restando che le dichiarazioni da Reggina-Cittadella in poi sono risultate eccessivamente umili. Dall’altro lato, al medesimo punto del campionato, con Alfredo Aglietti ed un organico inferiore in almeno due settori, ne avevamo persa solo una. Il capitolo attacco lo tratteremo a parte: dopo 10 turni di campionato, riteniamo si possa sottolineare la totale inopportunità di una mossa di mercato, in particolare.