“«Bisogna rispettare il dato del referendum, il Consiglio regionale deciderà cosa fare». Lo ha detto il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, commentando con i giornalisti l’esito del referendum sulla fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero che ha visto prevalere il “No”.
Un’affermazione che lascia spazio a una duplice interpretazione. Da un lato “bisogna rispettare il dato del referendum” significa esattamente che, visto il prevalere dei NO, la proposta di fusione, così come incautamente proposta a freddo, deve essere radicalmente modificata.
La seconda parte della frase, invece, in antitesi con la prima, è quantomeno “ambigua”. A voler essere rispettosi di fronte alla figura istituzionale del Presidente della Regione Calabria non si comprende cosa significhi “il Consiglio Regionale deciderà cosa fare”.
L’organo legislativo ha già dimostrato, sull’argomento, di essere “organo impositore” della legge, andando a modificare quella parte della legge regionale escludendo il preventivo impulso politico e democratico dei rispettivi consigli comunali e svincolandosi dal parere dei cittadini rendendo il referendum meramente consultivo. Ció , nonostante il parere contrario (agli atti della Commissione Consiliare) di diversi attori sociali (Sindaci, partiti , associazioni, ecc.).
Lasciare al Consiglio Regionale la decisione significa essenzialmente che, di fronte all’attuale legge regionale che “annulla” il parere dei cittadini, i consiglieri andranno avanti col progetto di fusione?. Quei consiglieri, che salvo pochissime eccezioni, rappresentano tutti i partiti dell’arco costituzionale e che amorevolmente si scambiavano messaggi d’amore fino alle 21 di domenica, salvo poi scaricarsi addosso reciproche e specifiche responsabilità. Questo additarsi gli uni con gli altri è comprensibile, pur se , eticamente e politicamente, incommentabile. La batosta è stata sonora, la gente non li segue più. Erano tutti uniti contro il Partito di IDM del sindaco Orlandino Greco e contro i comitati spontanei di Rende e di Cosenza. Davide contro Golia. Ancora una volta, ed in maniera netta, ha vinto Davide.
Ed il Presidente, potrà limitarsi a dire “ne prendo atto”, con buona pace dei cittadini che sono andati a votare per un referendum che è costato più o meno 500 mila euro?.
Del resto alcuni novelli politici catapultati nei ruoli che attualmente occupano per il loro cognome e figli di cotanti genitori o mogli di cotanti e votanti mariti, si sono lanciati in analisi statistiche, supportati da un altro carneade di consigliere regionale e tutti insieme hanno attribuito la responsabilità della sconfitta su Cosenza all’attuale Sindaco. Questi signori dimenticano che su Cosenza sta ritornando una nuova primavera per troppo tempo silente. La primavera degli uomini liberi dalla schiavitù dei bisogni, liberi di pensare e liberi di unirsi anche avendo diverse sensibilità politiche. La primavera dei comitati e la primavera dei partiti come IDM che stabilisce le sue alleanze sui contenuti e sui programmi e che , quindi , non vuole essere etichettata come un partito che si colloca da una parte o dall’altra. Il partito che non è servo di nessuno e che ragiona liberamente.
Le donne e gli uomini della nuova primavera, unitamente a partiti di comprovata sensibilità verso le ragioni della gente (non come il PD regionale dimostratosi arrogante, in aggiunta alla mancata presa di “opposizione”, per il solo fine di procurarsi posizione di sempre maggiore potere ed assicurarsi il successo ad ogni costo dimostrandosi lontano anni luce dalla volontà popolare ) sono pronti a combattere con azioni democratiche per far capire al Presidente che non può delegare al Consiglio Regionale la decisione di andare avanti o stopparsi. Deve assumersi la responsabilità di prendere atto che i cittadini hanno votato NO a questo progetto a freddo di fusione e “indirizzare” i suoi consiglieri verso un processo più democratico e inclusivo!”.
Così in una nota i segretari cittadini di Cosenza, Rende e Castrolibero di Italia del Meridione
Francesco Intrieri, Francesca Cufaro e Guido Greco.