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“I social come una grande slot machine”: la criminologa Roberta Bruzzone a Cosenza racconta i reali pericoli della rete

di Roberta Mazzuca – I social come un grande supermercato, incontrollato e incontrollabile, in cui il tempo che investiamo a “scrollare” tra i suoi scaffali è paragonabile a quello che si spenderebbe in una grande slot machine. Questa l’immagine più quotidiana e raccapricciante che emerge dall’analisi della criminologa Roberta Bruzzone, oggi a Cosenza per incontrare studenti e genitori e discutere con loro sui problemi della rete. “Su cosa fattura il social?” – chiede a un pubblico attento di genitori riunitosi nel locale ‘Cavò Food & Drink’ per ascoltarla, alla presenza del giornalista Attilio Sabato e dei rappresentati dell’associazione “Jole Santelli” e “La Caramella Buona Onlus” che hanno promosso e organizzato l’evento. “Il social fattura sul tempo che noi gli dedichiamo. Ha mutuato i principi del gioco d’azzardo, ed è la più grande slot machine esistente”.

“Oggi sono veramente molti i rischi, dall’adescamento online, al contatto con contenuti inappropriati, con contenuti pornografici per adulti, a tutto quello che è il mondo delle sfide social, a tutta una serie di siti, pagine, profili e influencer che sensibilizzano e soprattutto stimolano all’adozione di comportamenti inadeguati come l’anoressia e l’autolesionismo” – spiega interrogata ai microfoni del Dispaccio prima dell’evento.

“Stiamo correndo in maniera precipitosa verso un burrone di solitudine, di problematiche psicologiche e di comportamenti inadeguati. Il fatto che sempre più giovani si avvicinino a quel tipo di mondo senza avere alcuna preparazione, spesso in solitudine, perché gli adulti sono grandi latitanti di questo scenario, non ci ha fatto chiaramente intraprendere la giusta direzione” – risponde quando le chiediamo un commento relativo ai dati della XIV edizione Atlante dell’Infanzia diffusi proprio oggi da Save The Children in merito al fenomeno ormai incontrollabile del cyberbullismo. Dati allarmanti, che evidenziano come in Calabria il 71,3% di bambini e adolescenti tra i 6 e i 17 anni utilizzi internet tutti i giorni, soprattutto tramite smartphone, e di come si stia sempre di più abbassando l’età in cui lo si possiede. Una libertà di accesso, appunto, che è alla base dello stesso funzionamento della rete e dei social, di quell’immenso supermercato in cui ogni giorno navighiamo e ci ingabbiamo, nella convinzione di non essere poi così in pericolo. “I dati più recenti dicono che passiamo una settimana al mese su Internet, – spiega la criminologa – tempo che poteva essere passato a fare attività più utili e importanti, e che invece bruciamo a scrollare la bacheca, mandare messaggi, condividere contenuti superficiali. Nel 2017 ci fu un danno di fatturato incredibile, perché gli utenti avevano passato in media un minuto in meno online. È un meccanismo compulsivo e gratificante, ecco perché facile e fruibile. Avete mai visto un supermercato che impedisce l’accesso all’ingresso?”.

“La generazione Z, quindi i ragazzi che sono nati dal 2000 in poi, fino al 2015, – spiega ancora ai nostri microfoni – è la generazione in assoluto più fragile degli ultimi sessant’anni dal punto di vista psicologico. Quindi evidentemente questo tipo di strumento, se non è accompagnato da un adulto consapevole che fa da mentore in questo tipo di viaggio diventa un fattore di rischio, ma anche un generatore di patologia”. La Calabria, sempre secondo il rapporto di Save The Children, è la regione con il secondo dato più alto in Italia per quanto riguarda l’uso problematico di social media, legato anch’esso a fenomeni come quello del cyberbullismo. “I dati sono preoccupanti ovunque” – precisa ancora ai nostri microfoni in merito all’argomento. “Qui probabilmente è emersa di più questa problematica che spesso e volentieri viene tenuta nascosta. Molte vittime non raccontano le loro esperienze. Però i dati a livello nazionale ci dicono che è una problematica trasversale. Oggi quasi 300 milioni di bambini e adolescenti nel mondo subiscono atti di bullismo e cyberbullismo”.

Infine, le chiediamo come il mondo del videogioco possa essere legato ai rischi fin qui evidenziati: “Il gaming online è un altro scenario molto pericoloso perché molti predatori online avvicinano le potenziali vittime proprio attraverso questo mezzo. Costruiscono un rapporto attraverso il gioco, per poi passare ad altre tipologie di scenari. Quello che è successo recentemente con lo youtuber Favaloro ne è chiaramente un tragico esempio. Lui era molto noto per queste lunghe sessioni di gaming online con ragazzini molto giovani, e aveva proposto una trappola proprio per adolescenti per spingere a fidarsi di lui e poi a condividere materiale sessualmente esplicito”.

Un mondo, dunque, quello della rete e dei suoi rischi, in cui tanti sono i fattori che entrano in gioco: la scarsa conoscenza che i giovani hanno dei pericoli che dietro quel mondo si celano, gli adulti percepiti come lontani e incompetenti, la mancanza di comunicazione, che espone fin da piccolissimi a contenuti digitali, con un conseguente impoverimento cognitivo e la fatica ad esprimersi. “I nativi digitali imparano più per immagini che per ascolto. Molti bambini vengono sbattuti davanti al cellulare già durante l’allattamento” – spiega la Bruzzone. “In questo modo si riduce la curva della capacità attentiva. Come mai poi i bambini non parlano più? Hanno tutti problemi logopedici o, più semplicemente, non si parla più con loro? Molti ragazzi non sanno dare un nome a quello che provano, non hanno lessico e non leggono. E se non so dare un nome a quello che provo, cosa faccio? Lo agisco. Ma agisco anche le sofferenze”. E, ancora, l’autostima nelle ragazze della generazione Z: “Sono completamente proiettate sul rendersi desiderabili a livello sessuale, perché se non lo sono non sentono di esistere. Il social, questo rifugio che rifugio non è, perché spesso è solo un modo per nascondersi”.

Un mondo in cui spesso, è il “gioco” della sfida a farla da padrone. Un gioco macabro, con conseguenze spesso irreparabili: “Sfidarsi a chi resiste più a lungo prima di vomitare dopo aver ingerito candeggina, o andare a velocità folli sulle strade mentre ci si riprende con il cellulare, o ancora la compulsione a fotografare tragedie invece di prestare soccorso, come nel recente caso del pullman precipitato a Mestre. È come se la realtà non esistesse, come se ci fosse una sorta di filtro che ci separa dal resto del mondo. È come giocare a una slot machine”. Conoscere, allora, è ancora una volta l’arma per difendersi. Conoscere i vantaggi della tecnologia e della digitalizzazione, ma soprattutto i rischi. Conoscere per saper riconoscere i pericoli. Conoscere per guidare i propri figli sulla giusta strada. Conoscere come punto di partenza per un uso consapevole e sicuro, che sappia discernere in quel grande supermercato della rete la merce avariata da quella in buono stato, e porre le basi per un confronto necessario e inevitabile con la realtà.

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