“Io penso che un uomo senza utopia, senza sogno, senza ideali, vale a dire senza passioni e senza slanci sarebbe un mostruoso animale fatto semplicemente di istinto e di raziocinio, una specie di cinghiale laureato in matematica pura” - Fabrizio De Andrè
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“Basso profilo”, legame cosche-imprenditori: chieste 46 condanne

Quarantasei condanne a pene variabili dai 30 anni a 4 mesi ed una assoluzione sono state chieste dal pm della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo a conclusione di quattro ore di requisitoria nel processo scaturito dall’inchiesta “Basso profilo” incentrata sugli intrecci illeciti tra le cosche di ‘Ndrangheta del crotonese e il mondo dell’imprenditoria.

Al centro delle indagini, secondo l’accusa, che per lui ha chiesto la condanna a 30 anni, l’imprenditore Antonio Gallo che Sirleo ha definito “soggetto servente alle cosche”, e ritenuto colui che ha costruito un sistema di società cartiere il cui unico scopo era quello di “produrre fatture”.

L’inchiesta ha riguardato le cosche crotonesi Megna di Papanice, Trapasso di San Leonardo di Cutro, Arena di Isola Capo Rizzuto, i clan di Cirò Marina, la casa-madre dei Grande Aracri. Oltre alla condanna di Gallo, accusato, tra le altre cose, di associazione mafiosa, il pm ha chiesto la condanna, tra gli altri, dell’ex presidente dei giovani industriali di Crotone Glenda Giglio (7 anni), di Ercole D’Alessandro, all’epoca dei fatti luogotenente della Guardia di finanza, in servizio al Nucleo di polizia economico finanziario, Gico – sezione Goa di Catanzaro (15 anni), del figlio Luciano D’Alessandro (9), dell’ex consigliere comunale di Catanzaro Tommaso Brutto (9 anni) e del figlio ed ex consigliere di Simeri Crichi Saverio Brutto (7 anni). Chiesta l’assoluzione per Giorgia Sollecchia.

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