Si terrà davanti a un nuovo collegio di giudici il processo Rinascita Scott per quanto riguarda la posizione del boss Luigi Mancuso. La Corte d’Appello di Catanzaro ha emesso un’ordinanza con la quale accoglie la dichiarazione di ricusazione di Luigi Mancuso, boss di Limbadi, difeso dagli avvocati Francesco Calabrese e Paride Scinica, imputato nel processo Rinascita-Scott, nei confronti dei giudici Brigida Cavasino e Danila Gilda Romano, rispettivamente presidente e giudice a latere del maxi processo.
Mancuso, detto “Il Supremo”, è accusato di associazione per delinquere quale membro apicale dell’intera area della ‘Ndrangheta Vibonese e dell’ articolazione di Limbadi.
L’ordinanza della Corte d’Appello è stata emessa in seguito alla sentenza “Nemea” del cui collegio giudicante avevano fatto parte sia Cavasino che Romano. La Corte richiama alcuni passaggi delle motivazioni delle sentenza del processo Nemea istruito contro la cosca Soriano, che “viene descritta – scrivono i giudici della Corte d’Appello – in imputazione come articolazione della ‘Ndrangheta vibonese, al cui vertice sarebbe posto Luigi Mancuso, per come affermato nella stessa sentenza Nemea”.
Per la Corte “la valutazione dell’operatività del Mancuso nel ruolo apicale operata nel processo Nemea al fine di valutare la posizione associativa dei Soriano, fondata sulla valutazione di fonti di prova in parte coincidenti con quelle del processo Rinascita-Scott, ha senz’altro integrato una valutazione di merito sullo stesso fatto associativo per il quale e’ imputato nel processo in corso. Di conseguenza, cio’ concretizza l’ipotesi di ricusazione”.