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A Roma la “lista degli stupri” del liceo Carducci sconvolge la comunità scolastica: il CNDDU denuncia la deriva culturale e rivolge un appello urgente al ministro Valditara

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani esprime profonda preoccupazione per il grave episodio verificatosi al Liceo “G. Carducci” di Roma, dove è comparsa una “lista degli stupri” contenente i nomi di due studentesse. Un atto che non può essere derubricato a goliardia, perché incarna e riproduce la cultura della violenza di genere che permea troppi contesti scolastici, incidendo sulla dignità e sulla sicurezza delle ragazze e sull’intero clima educativo.
Tali episodi non nascono nel vuoto: sono il risultato di stereotipi che persistono nel linguaggio quotidiano, in atteggiamenti normalizzati, persino in prese di posizione improprie che nelle classi finiscono per banalizzare diritti fondamentali come l’autodeterminazione femminile. Quando una scuola diventa il luogo in cui la discriminazione viene tollerata o interpretata come “scherzo”, significa che è fallito un compito educativo essenziale.
È proprio alla luce di ciò che riteniamo indispensabile rivolgerci al Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, affinché eserciti un ruolo decisivo di indirizzo culturale oltre che normativo. Il Ministro ha più volte dichiarato che la scuola deve educare al rispetto, alle relazioni e all’empatia, e ha ribadito che l’educazione sessuale non è abolita, ma va collocata in percorsi coerenti con le Indicazioni nazionali e svolta con il pieno coinvolgimento delle famiglie. È un punto importante, che riconosciamo e valorizziamo, perché sancisce che l’educazione alle dinamiche affettive, corporee e relazionali appartiene a pieno titolo alla missione della scuola.
Proprio partendo da questa dichiarazione d’intenti, chiediamo al Ministro di trasformare tali principi in un impegno operativo concreto. Parlare di rispetto e relazione non può restare una formula astratta: occorre prevedere percorsi formativi strutturati e continui, che includano la prevenzione della violenza di genere, l’educazione al consenso, la gestione dei conflitti, l’uso responsabile del linguaggio e dei media digitali. La richiesta di consenso informato da parte delle famiglie può essere una risorsa se diventa occasione di dialogo educativo, non un freno. Una scuola che forma cittadini consapevoli deve poter affrontare questi temi con profondità, competenza e continuità, altrimenti continueremo a rincorrere gli episodi senza mai incidere sulle loro cause.
Chiediamo al Ministro Valditara di sostenere in modo esplicito l’introduzione di programmi pedagogici che non si limitino alla biologia, ma includano la dimensione relazionale ed etica; di investire nella formazione dei docenti affinché abbiano strumenti adeguati per riconoscere e contrastare stereotipi sessisti; di potenziare gli sportelli d’ascolto nelle scuole; e di lanciare una campagna nazionale che riaffermi con chiarezza che la violenza di genere, in qualsiasi forma, non è tollerabile né minimizzabile.
Se davvero, come affermato dal Ministero, la scuola deve essere luogo di rispetto, allora oggi è il momento di dimostrarlo con scelte coraggiose. Le studentesse del Carducci — e di ogni scuola italiana — devono sapere che le istituzioni sono al loro fianco, non solo per punire chi sbaglia, ma per costruire un ambiente in cui episodi come questo non possano più nascere.
Il CNDDU ribadisce la propria disponibilità a collaborare con il Ministero per progettare percorsi educativi integrati e scientificamente fondati. Il cambiamento culturale non è un optional: è una responsabilità condivisa. E la scuola deve esserne protagonista.

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