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Sindacati su tirocinanti: “Passi avanti, ma resta irrisolto nodo coperture economiche”

“NIdiL-CGIL, FeLSA-CISL e UILTemp-UIL accolgono con cautela l’approvazione dell’emendamento sui tirocinanti di inclusione sociale che, pur compiendo alcuni passi avanti dal punto di vista normativo, lascia gravemente irrisolto il nodo delle coperture economiche. L’emendamento, infatti, introduce novita’ positive che vanno incontro alle richieste avanzate in questi mesi da queste organizzazioni sindacali, come l’ampliamento delle possibilita’ di assunzione a enti pubblici diversi da Comuni e Province fino al 31 dicembre 2026, la possibilita’ di stipulare contratti a tempo determinato o indeterminato, anche part-time, come lavoratori sovrannumerari, e l’adozione di procedure semplificate, tra cui l’avviamento a selezione previsto dall’articolo 16 della Legge 56/1987”.

Lo si legge in un comunicato stampa. “Tuttavia, – continua la nota – senza risorse adeguate, queste disposizioni rischiano di rimanere lettera morta. Con soli 60 milioni di euro, si sarebbe potuto garantire un contratto dignitoso a circa 4.000 famiglie calabresi, offrendo finalmente diritti e tutele a chi da anni sostiene servizi essenziali nei Comuni e negli enti locali. Il governo, invece, ha scelto di destinare risorse enormemente superiori ad altre finalita’: nella Legge di Bilancio 2024, si trovano 13,5 miliardi di euro per il Ponte sullo Stretto, 28 miliardi di euro per le spese militari e 100 milioni di euro aggiuntivi per le scuole paritarie. Queste cifre evidenziano una differenza abissale nelle scelte politiche, che ancora una volta penalizzano i lavoratori precari e il Mezzogiorno, negando risposte a chi vive in condizioni di precarieta’ assoluta. Queste decisioni – prosegue il comunicato – sono l’ennesima dimostrazione di una politica romana lontana dalle priorita’ del Paese, che aggrava le disuguaglianze territoriali e sociali. Il Mezzogiorno e i lavoratori precari vengono ancora una volta dimenticati, subendo scelte che si sommano ad altre misure gia’ adottate, come l’autonomia differenziata, che continua a penalizzare i territori piu’ fragili, privandoli di risorse fondamentali e opportunita’ di sviluppo”.

Secondo i sindacati “la responsabilita’ ora passa alla Regione Calabria, che avra’ il compito di affrontare questa situazione in modo concreto e responsabile, come gia’ dichiarato dal Presidente Occhiuto nell’ultimo incontro. La proposta avanzata dall’assessore regionale al Lavoro di un contributo una tantum di 25.000 euro per le assunzioni a tempo indeterminato, per quanto ampiamente condivisibile in linea principio, e’ troppo ottimistica e non otterra’ gli effetti sperati, poiche’ riguardera’ solo una minima parte della platea, incidendo poco sul problema complessivo di 4200 lavoratori. Sappiamo, purtroppo, che quasi il 48% dei Comuni calabresi si trova in condizioni di dissesto o predissesto finanziario e gia’ molti Sindaci sollevano la difficolta’ di sostenere gli stipendi oltre il primo anno, finito il contributo regionale. Inoltre, qualsiasi aumento di spesa per il personale richiede l’autorizzazione della Cosfel, un ulteriore ostacolo che complica gravemente la possibilita’ di avviare le assunzioni necessarie. Anche i Comuni non in dissesto, pur disponendo di condizioni finanziarie leggermente migliori, non sono in grado di assorbire tutti i tirocinanti in utilizzo”.

Di fronte a questa situazione, si fa rilevare, “le organizzazioni sindacali hanno chiesto alla Regione Calabria di attuare una doppia strategia, destinando i 25mila euro anche per finanziare i contratti a tempo determinato di 18 mesi a 18 ore settimanali. Questa proposta rappresenta una soluzione piu’ percorribile per garantire dignita’ e tutele a migliaia di lavoratori, interrompendo finalmente il percorso di sfruttamento rappresentato dai tirocini ed accedendo ai diritti fondamentali di ogni lavoratore. Allo stesso tempo, permetterebbe agli enti locali di applicare concretamente le deroghe previste dagli emendamenti appena approvati, offrendo una risposta reale e immediata ai lavoratori e alle loro famiglie. E’ una scelta necessaria – si legge infine – per riconoscere il valore di questi lavoratori, che da anni garantiscono servizi essenziali nei Comuni, nelle Province, nelle Asp, nelle scuole e in altri enti pubblici, e per sostenere il funzionamento della pubblica amministrazione calabrese”.

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