La quinta sezione penale della Corte di cassazione, in accoglimento del ricorso presentato dagli avvocati Giuseppe Alvaro e Luigi Luppino, entrambi del Foro di Palmi, ha disposto l’annullamento integrale dell’ordinanza impugnata, con rinvio al Tribunale della libertà di Catanzaro per un nuovo giudizio cautelare nei confronti di Rocco Morabito, 37 anni, di Sant’Eufemia d’Aspromonte.
A suo carico era stata emessa il 27 luglio 2023 dal GIP DDA presso il Tribunale di Catanzaro un’ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, nel procedimento penale denominato Imperium, in relazione a un tentativo di estorsione commesso in concorso con altri due coimputati e aggravato dal metodo mafioso, ai danni di Ceravolo Ivano, imprenditore nel mercato ittico vibonese.
Secondo l’accusa il Morabito, dopo aver consegnato al Ceravolo, nel marzo 2016, la somma di complessivi euro 40.000,00 – finalizzata a porre in essere degli investimenti nel settore ittico che, ove andati a buon fine, avrebbero fruttato circa 180.000,00 euro – non avendo ottenuto nei termini concordati la consegna della somma auspicata, avrebbe posto in essere una serie di minacce e di violenze, evocando la propria caratura criminale quale soggetto legato alla cosca
Alvaro di Sinopoli-Sant’Eufemia d’Aspromonte, volte a costringere il Ceravolo a corrispondere la maggior somma di denaro di 180.000,00 euro e a consegnare, a garanzia del pagamento, un immobile riconducibile al padre della presunta persona offesa. Nella vicenda estorsiva sarebbero intervenuti altri soggetti ritenuti elementi apicali della c.d. locale di Zungri.
In sede di riesame il Tribunale di Catanzaro, in parziale accoglimento dell’impugnazione, aveva concesso al Morabito gli arresti domiciliari, confermando tuttavia la sussistenza della gravità indiziaria.
Nel giudizio di cassazione, gli
avvocati Luigi Luppino e Giuseppe Alvaro hanno illustrato numerose argomentazioni difensive finalizzate a escludere la natura estorsiva delle richieste avanzate dal Morabito nei confronti dell’imprenditore vibonese, e a contestare l’asserita vicinanza dell’imputato a qualsiasi consorteria mafiosa. I difensori, in particolare, hanno sostenuto la mancanza del dolo tipico del delitto estorsivo, evidenziando come il Morabito avrebbe agito con la coscienza e volontà di attuare un proprio diritto, ossia quello di ottenere la sola restituzione delle somme di denaro che aveva prestato al Ceravolo, senza alcuna ulteriore finalità.
La Corte di cassazione, in accoglimento del ricorso, ha disposto
l’annullamento dell’ordinanza impugnata, con rinvio al Tribunale del riesame catanzarese per un nuovo giudizio.