“Certo, da una parte le parole del ministro Piantedosi potrebbero risultare realistiche se chi parte avesse la possibilità di scegliere, ma chi parte lo fa perché non ha possibilità di scelta. Stanno giorni ad aspettare che ci sia il ‘barcone della salvezza’, e quando capita l’occasione non vanno a guardare il meteo o magari decidono che è meglio rinviare al giorno dopo. Non credo che loro possano scegliere nel momento in cui decidono di fare un percorso, non credo dipenda dalla loro volontà, anche perché poi ci sono le organizzazioni ‘criminali’ che organizzano i viaggi, e quando arriva il turno di quella persona, di quel bambino, loro non si possono più sottrarre e non conoscono le condizioni meteo, che fra l’altro possono cambiare anche dalla mattina alla sera”.
A dirlo all’AdnKronos è Maria Grazia Vittimberga, sindaco di Isola Capo Rizzuto, comune distante poco più di 20 km da Cutro, luogo del tragico naufragio di due giorni fa, commentando le parole del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che rispondendo ai giornalisti dopo il naufragio a Steccato di Cutro, ha affermato: “La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”.
“Per quanto realista, sicuramente, il ragionamento del ministro – aggiunge il sindaco -, io non credo che i migranti abbiano la possibilità di scegliere. E’ nostro dovere, dunque, di noi occidentali, nel momento in cui si crea la difficoltà, intervenire. Non ci sono alibi, non ci sono giustificazioni. Noi abbiamo il dovere di salvare le vite umane”.
“Le parole del ministro potrebbero avere un senso se riferite agli scafisti, a chi organizza i viaggi – sottolinea ancora il sindaco -, ma la gente disperata non sta a controllare le condizioni meteo quando decide di partire, nessuno metterebbe i propri figli a rischio. Quando si tratta di guardare i propri figli negli occhi, anche se apparteniamo a culture diverse, abbiamo tutti gli stessi sentimenti, lo stesso senso di protezione nei confronti dei bambini, dei nostri figli. Ecco, dunque, che ciò che spinge a mettere un figlio, una moglie su un barcone, rischiando la traversata, sono le condizioni che queste persone si lasciano alle spalle, condizioni di carestia, di violenze, di abusi nei confronti anche dei minori, dei bambini”.
“Non voglio giudicare le parole del ministro, che sicuramente dovrà vagliare tante situazioni – chiosa il sindaco di Isola Capo Rizzuto -, dico che solo condizioni di disperazione pura, di violenza, di volontà di sottrarsi a una carneficina spingono un genitore a mettere su un’imbarcazione a rischio i propri figli. Altrimenti sarebbero dei pazzi”.