Martedì 16 maggio il regista Alessandro Gagliardo (coautore con Enrico Ghezzi del film “Gli ultimi giorni dell’umanità”) sarà protagonista di una giornata a lui dedicata, organizzata dal corso di studi in “Media e Società digitale” afferente al Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università della Calabria e da CGC Sale Cinematografiche Cosenza.
La giornata si inserisce all’interno di un programma più ampio, costituito da tre Masterclass legate al tema “I mestieri del cinema”, organizzato dai docenti di cinema del DISPES che si sta svolgendo in queste settimane presso l’Università della Calabria.
Ad Alessandro Gagliardo sarà dedicato un doppio appuntamento realizzato, inoltre, in collaborazione con il Centro Arti Musica e Spettacolo, con la Matango.tv e con la Cineteca di Bologna.
La giornata, le cui attività sono racchiuse sotto il titolo “La memoria delle immagini“, prevede due incontri con il regista:
alle ore 15:00, presso il Cinema Campus dell’Università della Calabria, sito in Piazza Vermicelli, si svolgerà la Masterclass con il regista Alessandro Gagliardo sul tema “Archivi e Cinema”. La Masterclass, curata dai docenti di cinema Bruno Roberti e Daniele Dottorini, prevede anche la proiezione di alcune sequenze di “Gli ultimi giorni dell’umanità“, film sperimentale firmato da enrico ghezzi e Alessandro Gagliardo;
alle ore 20:00 l’evento si sposterà presso il Cinema San Nicola di Cosenza, dove, alla presenza del regista, è in programma la proiezione in esclusiva per la Calabria del film “Gli ultimi giorni dell’umanità”. Per l’occasione sarà previsto l’ingresso ridotto per gli studenti Unical.
L’idea del film nasce dall’incontro tra enrico ghezzi e Umberto Eco, visto da Gagliardo all’interno della trasmissione di culto “Fuori Orario”, che dal 1988 va in onda su Rai 3. Il film è prodotto da Matango con Rai Cinema e Luce Cinecittà e Minerva Pictures Group e distribuito dalla Cineteca di Bologna.
“Gli ultimi giorni dell’umanità” è un film monumentale, costruito sull’altrettanto monumentale archivio privato di enrico ghezzi, fatto di materiali girati, camera alla mano, dalla fine degli anni Settanta ai primi anni Duemila. Accanto a queste preziose ed eterogenee immagini ci sono quelle provenienti da diversi archivi internazionali ed estratti dai film di Abel Ferrara, Guy Debord, Aleksandr Sokurov, Bela Tarr, Straub & Huillet, Hans-Jürgen Syberberg, Kōji Wakamatsu, Sergej Paradžanov, Otar Iosseliani, Bernardo Bertolucci, Carmelo Bene, Federico Fellini.
Il prodotto finale, presentato fuori concorso alla 79ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è una sorta di “poema visivo”, realizzato attraverso la tecnica del found footage. “Con il procedere del montaggio, con l’intarsio immaginario, ha preso forma e cadenza quello che appare come un poema in atto, che si scompone e ricompone sotto in nostri occhi, avanzando a onde visivo-sonore, germogliando con la molteplicità eterogenea del rizoma, entro cui la puntualità di ciascuna immagine si trasmette e si protrae a distanza immergendosi e riemergendo in più punti” (Bruno Roberti su “Fata Morgana Web”).