di Giovanna Cusumano* – È auspicabile che i Calabresi il prossimo 12 giugno ricorrano massicciamente all’importante strumento di democrazia diretta rappresentato dal Referendum, per esprimere la loro opinione sulla Giustizia.
Anche la Calabria, infatti, che solitamente sale sul podio dell’astensionismo nelle consultazioni elettorali (solo 6 persone su 10 si recano a votare alle politiche, ancor meno alle europee e regionali), ha il dovere di presentarsi all’appuntamento con la Democrazia, perché la Giustizia è, a tutti gli effetti, la grande questione democratica che l’Italia ha in sospeso, oramai da troppo tempo.
A poco o nulla serve ripararsi dietro la complessità della materia, perché è evidente a tutti la crescente sfiducia dei cittadini nella Magistratura che, soprattutto dopo il Palamaragate, viene percepita come sempre meno libera ed indipendente. E allora, in mancanza di un intervento parlamentare qualificato, ben venga il ricorso al referendum per porre un argine democratico alle troppe disfunzioni del sistema e che, comunque, servirà da stimolo al Parlamento, che si è dimostrato piuttosto indolente.
La Giustizia è patrimonio di Tutti e per questo serve una forte partecipazione popolare per ottenere una Giustizia giusta: eppure, nonostante l’urgenza, anche da parte della Magistratura di recuperare credibilità, ancora oggi, il Referendum sulla Giustizia sembra coperto da una sorta di “segreto istituzionale”.
Il deficit mediatico, strumentale a boicottare il raggiungimento del quorum necessario, non solo ha impedito che il cittadino maturasse la consapevolezza dell’importanza della sua opinione, quale mezzo necessario per abrogare disposizioni di leggi controverse, ma ha, addirittura, generato la confusione che i quesiti metterebbero in discussione la terzietà del Giudice e la neutralità della Magistratura dalla Politica.
È vero il contrario!
Oggi, come hanno rivelato gli ultimi gravi scandali, le carriere di tanti magistrati sono state garantite più dall’appartenenza politica che dal merito, ed è proprio per onorare il ruolo rilevante che la nostra Carta Costituzionale assegna alla Magistratura, va assolutamente sostituita la “carriera meritoria” alla “carriera correntizia”. Condicio sine qua non per una Magistratura davvero libera ed efficiente.
Fratelli d’Italia ha aderito alla campagna referendaria schierandosi a favore del SI per tre quesiti.
Sosteniamo con forza il Quesito sul CSM che è l’organo di autogoverno della Magistratura per modificare, in primis, l’aspetto legato alla candidatura e alla nomina dei magistrati che ne fanno parte. Il fine è quello di abrogare l’obbligo, per un magistrato che voglia essere eletto nel CSM, di trovare da 25 a 50 firme per presentare la propria candidatura perché è evidente che ciò “imporrebbe” a coloro che si vogliano candidare di essere ad esse iscritti a delle correnti. Con il SÌ, si tornerebbe alla legge originale del 1958, che prevedeva che tutti i magistrati in servizio potessero proporsi come membri del CSM presentando semplicemente la propria candidatura. Avremmo così votazioni che mettono al centro il magistrato e le sue qualità personali e professionali, non gli interessi delle correnti o il loro orientamento politico.
Sostieniamo anche il Quesito sull’EQUA VALUTAZIONE DEI MAGISTRATI affinchè venga riconosciuto anche ai membri “laici”, cioè avvocati e professori, di partecipare attivamente alla valutazione dell’operato dei magistrati.
Ed infine sosteniamo il Quesito sulla SEPARAZIONE DELLE FUNZIONI TRA MAGISTRATI GIUDICANTI E REQUIRENTI che ha l’effetto di rendere impossibile il passaggio dalle funzioni giudicanti a quelle requirenti.
FRATELLI D’ITALIA, invece, voterà NO al Quesito di LIMITARE GLI ABUSI DELLA CUSTODIA CAUTELARE, pur consapevoli che vi è un abuso della custodia preventiva al quale va certamente posto un freno, perché il quesito, così come formulato, abolendo la possibilità di procedere alla privazione della libertà in ragione di una possibile “reiterazione del medesimo reato”, lascerebbe liberi coloro che sono accusati di reati come lo stalking, lo spaccio di droga, il furto nelle abitazioni.
C’è certamente la necessità di trovare un “antitodo” ai tanti, troppi errori giudiziari, che non possono giustificarsi dietro la “casualità fisiologica” del sistema, perché si tratta della vita delle persone a cui, non di rado, vengono distrutte carriere e futuro, per la qualcosa va respinta con forza ogni forma di banalizzazione. Non è neanche ipotizzabile, però, far passare ai cittadini il messaggio che si voglia eludere la punizione di determinati reati. Va, pertanto, trovato un giusto compromesso che per Fratelli d’Italia non si individua nella formulazione del quesito in questione.
FRATELLI D’ITALIA voterà NO anche al Quesito sull’ ABOLIZIONE DEL DECRETO SEVERINO, per il quale, peraltro, ha già presentato una proposta di modifica, perché, se è vero come è vero che la legge va urgentemente cambiata, è, altresì, vero che in Italia l’odioso problema della corruzione in Politica esiste. Solo poche settimane fa Strasburgo ha bacchettato il nostro Paese per la lotta alla corruzione politica, e in particolare nel Parlamento. Peraltro, l’abolizione “tout court” della legge lascerebbe una eccessiva discrezionalità ai Giudici di decidere, di volta in volta, se, in caso di condanna, occorra applicare o meno anche l’interdizione dai pubblici uffici.
L’invito, dunque, che rivolgo ai Calabresi è di non perdere l’occasione di far sentire la propria voce sulla Giustizia, perché un sistema giudiziario efficiente ed uno costituzionale equilibrato è interesse di Tutti.
*Avv. Giovanna Cusumano-responsabile regionale Dip. Giustizia Fratelli D’Italia