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L’urlo, l’entusiasmo e il sorriso stanco di un uomo che segna il tempo delle vittorie dello Sport. Perché Giampiero Galeazzi sarà per sempre

galeazzi giampierodi Fulvio D’Ascola* – Il Tevere sembra fermarsi, assistere nel suo scorrere lento all’ultimo alito di voce tremante, all’ultimo sussulto di gioia, ad un volto stanco segnato dal dolore, che diventa capolinea di una vita vissuta nello scenario dello sport, tra stadi, circoli di canottaggio, tennis e studi televisivi, fino a sconfinare nel prendersi gioco di sé.

Perché esistono persone che percepisci come porzioni di te, perché esistono voci e volti che segnano momenti epici che ti fanno ritrovare quel giorno, quell’ora, quello scenario e quelle persone. Perché esistono quelle voci che ripetono come sottofondo ossessivo un cognome.

Lo percepiamo quando scorrono davanti alla nostra mente tutte le cartoline sparse sui tappeti della memoria, che diventano come figurine colorate nei decenni di vita e di sport. La memoria collettiva è anche senso di appartenenza, il singolo ed il gruppo, le vittorie, le Olimpiadi.

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“Probabilmente ognuno di noi riesce ancora a ricordare con chi ha trascorso un determinato ultimo dell’anno, il nome dei compagni all’esame di maturità, un passaggio essenziale della propria vita. A tutti quelli che ricordano dove erano quando Mennea superò sul filo di lana nei 200 di Mosca Alan Wells, o quando gli Abbagnale vinsero il loro primo oro tra le urla di Galeazzi, o quando Carlos e Smith alzarono al cielo il loro guanto di protesta”. Scrive così Giampiero Vigorito nel libro “Leggende Olimpiche”, lasciandoci alle spalle tutto quello che è stato, ma che sarà per sempre.

Perché il bello del vivere è custodire i ricordi, senza rimpiangerli, recuperandoli soltanto come forma di consapevolezza, perché non sarà tra noi chi urlerà e gioirà raccontando in televisione ed in radio le vittorie azzurre. Il Tevere continuerà nel suo scorrere lento, custodendo sulle rive le immagini indelebili di un uomo alto ed atletico che voga, ritmando i colpi ed accarezzando dolcemente l’acqua del fiume, per risalire fino al cielo. Perché esistono persone che percepisci come porzioni di te. Perché esistono parole e volti che segnano momenti. Perché esiste sempre quella voce che ripete come sottofondo ossessivo un cognome.

Perché esisterà sempre Giampiero Galeazzi e ci mancherà tanto, ma tanto, richiudendo il cassetto degli anni di un’Italia più bella e più vera.

*Sociologo

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