Sono a portata di mano e si diffondono con estrema facilità. Basta un click, una condivisione, un post per farle apparire su uno schermo e generare, nelle migliori delle situazioni, convinzioni sbagliate. Stiamo parlando della cosiddette fake news o bufale.
Sono tante e sono quasi all’ordine del giorno le notizie false che si diffondono sui social network ad opera di avvelenatori di pozzi, manipolatori, bugiardi seriali o fonti non attendibili. Arrivano nella messaggistica Whatsapp di un parente o di un amico, si spostano sul profilo facebook del vicino, fino ad entrare nella vita reale di persone inconsapevoli. La superficialità, si capisce, fa il resto. Così, per ore, continuano il loro viaggio impazzito, fino a costringere operatori dell’informazione e persone competenti su quella determinata materia a rincorrere, stoppare e sgonfiare palloni ingrossati da pericolose scemenze.
A volte, la realtà viene farcita con verità parziali a sostegno di una fantomatica teoria del complotto ben confezionata. In buona sostanza, è più facile additare qualcuno per le nostre disgrazie o è più rassicurante trovare un nemico e dargli un volto, anche quando non c’è, ancorando l’umana paura indistinta e fluttuante.
Uno schema che si ripete anche al tempo del Coronavirus. La teoria della cospirazione più “famosa” è quella del Covid-19 creato e sfuggito dal laboratorio di Wuhan, corredata recentemente da un servizio (vero) del 2015 del meritevole Tg scientifico di Rai Tre che nulla, però, aveva a che fare, come ampiamente confermato dalla comunità scientifica, con il tipo di virus dei nostri giorni presente in natura. Un falso scoop rilanciato via social e condito con “Pazzesco!” e “Incredibile” anche da leader politici con milioni di follower.
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Complottismo, false speranze, allarmismo e anche possibili raggiri. La disinformazione non si occupa solo delle trame internazionali, ma ci tocca da vicino con finalità poco benevole. Risale a pochi giorni fa il volantino falso scritto su carta intestata del Ministero dell’Interno, affisso negli androni dei palazzi di alcune città (e circolato nelle chat), che invitava eventuali non residenti degli stabili a lasciare le abitazioni che li ospitano per rientrare nel proprio domicilio di residenza, in quanto era in corso una attività di controllo da parte delle autorità. Niente di più falso, ovviamente.
A volte, le fake news – infarcite di scelleratezza e cattiveria – colpiscono direttamente la sfera personale dell’individuo. E’ accaduto a un docente universitario, divenuto oggetto di una immagine taroccata – circolata in rete con tanto di nome, cognome e grafica dell’Ateneo di riferimento – in cui veniva data notizia della sua “positività al Coronavirus”. Ancora una volta, niente di più falso.
Zygmunt Bauman, probabilmente il sociologo che meglio ha fotografato la nostra epoca, scrisse in “Paura liquida”: “La generazione meglio equipaggiata tecnologicamente di tutta la storia umana è anche la generazione afflitta come nessun’altra da sensazioni di insicurezza e di impotenza”. Come dargli torto.
Soprattutto in questi tempi difficili, non possiamo quindi privarci della verità e della ricerca della verità. Contano solo i fatti e per spezzare la catena delle notizie false occorre verificare i fatti.
“Non vedo più ombre se accendo il mio cero al debunker” (Caparezza, “Ti fa stare bene”)
w.a.