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Addio al calabrese Giuseppe Bono, manager di Fincantieri per 20 anni

Fincantieri nel ricordarne la figura l’ha definito “un grande condottiero”. Giuseppe Bono, roccioso calabrese di Pizzoni (Vibo Valentia), morto oggi all’età di 78 anni, è stato a lungo un grande manager dell’ industria pubblica, fedele alle istituzioni, convinto che pubblico può essere non solo bello ma anche redditizio. E’ stato alla guida per venti anni (aprile 2002-aprile 2022) di Fincantieri. I primi passi li muovi nel privato. Inizia la carriera nel gruppo Fiat-Finmeccanica. E’ poi amministratore delegato di Aviofer e quindi inizia il suo percorso da manager pubblico entrando in una delle tre grandi finanziarie di Stato, l’Efim, della quale per tre anni è direttore generale. Passa poi a Finmeccanica con lo stesso ruolo, per poi diventarne amministratore delegato.

L’ingresso in Fincantieri arriva nel 2002, come amministratore delegato. E nei 20 anni di guida ha trasformato radicalmente la società da carrozzone che “faceva” bilancio con fondi pubblici in un colosso, prima italiano e poi internazionale. Una delle poche realtà, in grado di competere con i potentissimi cantieri asiatici del settore navalmeccanico. Al rilancio della compagnia Bono ha fatto seguire un percorso di internazionalizzazione acquisendo per primo nel 2009 un gruppo che a tutti sembrava decotto – l’americano Marinette, fornitore di riferimento della U.S. Navy e della U.S. Coast Guard – ma che nel tempo si sarebbe rivelato un successo: oggi è il primo cantiere non statunitense ad essere aggiudicato commesse per la Us Navy. Nel 2013 fu la volta di Stx Osv, oggi Vard, leader nella costruzione di mezzi di supporto alle attività di estrazione e produzione di petrolio e gas naturale, con stabilimenti in Norvegia, Romania, Vietnam e Brasile. Su queste basi Bono ha spinto la Fincantieri verso l’export di navi militari (Qatar, Algeria, Egitto, India). Infine, nel comparto crocieristico ha saputo arricchire il parco clienti passando da un mono committente, a praticamente tutti gli armatori del comparto. Tanto che oggi una nave da crociera su tre che incrocia nei 7 mari del pianeta è uscita da uno degli 8 cantieri italiani (o degli altri nel mondo).

Bono aveva anche tentato una ‘campagna di Francia’: intendeva acquisire i non brillanti ma storici Chantiers Saint-Nazaire (poi Stx, poi Chantiers de l’Atlantique) per costituire un polo europeo, convinto che in epoca di globalizzazione l’unica soluzione per sopravvivere è quella di unirsi, accorpare le forze. La Francia di Hollande reagì bene, poi però con l’ascesa al potere di Macron, lo spirito nazionalistico prese il sopravvento. La Commissaria alla Concorrenza Vestager, cui si erano rivolti anche i tedeschi, fece il resto. Si raggiunse comunque un accordo ma lontano da ciò cui si aspirava.

A Lione nel settembre 2017, si costituì una alleanza tra Fincantieri e Naval Group, nel settore civile, nel 2016 era stata costituita Naviris, joint venture paritaria (50/50) con gli stessi protagonisti, nel militare. Convincenti furono altre due tappe di Bono, in Italia: lo sbarco in Borsa e la ricostruzione del Ponte di Genova. Tantissime le espressioni di cordoglio, dal presidente Mattarella, che lo aveva insignito Cavaliere del Lavoro (la Francia gli avrebbe conferito la Legion d’Onore), alla premier Giorgia Meloni, “l’Italia lo piange, è una perdita dolorosa”; dal ministro dell’Economia Giorgetti – “grande dispiacere” aveva “passione e amore per l’industria italiana” – a Landini, “controparte non facile ma affidabile”.

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