“I frequenti episodi di crolli strutturali, dissesti idrogeologici e danni ambientali che attraversano il nostro Paese restituiscono l’immagine di un’Italia fragile, esposta a rischi diffusi e spesso sottovalutati. Frane, alluvioni, cedimenti di edifici o infrastrutture non sono più eventi eccezionali, ma segnali di un sistema che necessita di una nuova cultura della prevenzione.
In un contesto simile, continuare a pensare la sicurezza come un mero adempimento normativo non è più accettabile. È tempo di riconoscerla per ciò che realmente è: una priorità strategica, che riguarda la tutela della vita, la protezione del territorio e la possibilità stessa di uno sviluppo duraturo.
Le criticità non riguardano solo alcune aree isolate, ma interessano l’intero territorio nazionale. La Città Metropolitana di Reggio Calabria ne è un esempio emblematico: un territorio geologicamente fragile, ad alta sismicità, con un’edilizia diffusa spesso vetusta, una rete infrastrutturale discontinua, e un sistema urbano-paesaggistico che alterna densità costiere a piccoli centri interni esposti al rischio di isolamento.
In questo contesto, è fondamentale superare l’idea che le fragilità possano giustificare lo stallo o il rallentamento delle trasformazioni. Al contrario, è proprio nei territori più vulnerabili che si misura la capacità di innovare, pianificare e progettare con intelligenza e lungimiranza.
La messa in sicurezza strutturale e idrogeologica del territorio non è un ostacolo allo sviluppo: è la condizione necessaria per renderlo possibile.
Investire in infrastrutture sicure, moderne e ben progettate, in edifici adeguati, in reti idriche e viarie funzionali significa costruire fiducia, generare lavoro qualificato, migliorare la qualità della vita e attrarre risorse e opportunità.
Ma perché tutto questo accada, serve un cambio di passo. Non bastano le risorse economiche: è indispensabile valorizzare la competenza tecnica, dare centralità al progetto, semplificare le procedure senza abbassare i controlli, promuovere una cultura della manutenzione come pratica ordinaria.
Il rilancio non può riguardare solo i grandi centri urbani. Serve una riqualificazione strutturale, urbanistica e ambientale che coinvolga anche i piccoli comuni, spesso dimenticati dai grandi piani d’intervento ma fondamentali per l’identità, l’equilibrio e la coesione del territorio metropolitano.
Borghi montani e collinari, affacciati su un paesaggio di straordinaria bellezza e fragilità, rischiano lo spopolamento e il degrado. Intervenire qui significa non solo mettere in sicurezza, ma anche valorizzare il paesaggio, le risorse ambientali e le pratiche agricole e forestali tradizionali, centrali per uno sviluppo territoriale sostenibile.
Per affrontare questa sfida servono competenze diverse che dialoghino tra loro.
Ingegneri, architetti, geologi, dottori agronomi e dottori forestali sono chiamati a unire le forze in una collaborazione tecnica e culturale fondata sulla condivisione di conoscenze e sulla visione di un territorio da rigenerare, proteggere e rendere vivibile.
Il progetto tecnico, che sia strutturale, paesaggistico o agronomico, non può più essere ridotto a una formalità. Deve tornare a essere un atto di responsabilità, fondato su etica, rigore e attenzione agli effetti sul lungo periodo.
La transizione verso un territorio più sicuro e moderno passa anche da un forte investimento nella formazione e nella ricerca.
In questo senso, la collaborazione con l’Università Mediterranea di Reggio Calabria assume un ruolo strategico. Le sinergie tra il mondo accademico e le professioni tecniche sono fondamentali per costruire modelli integrati di pianificazione, progettazione e gestione del rischio, capaci di coniugare innovazione, sostenibilità e conoscenza del territorio.
Formare nuove generazioni di tecnici consapevoli, aggiornare le competenze, diffondere una cultura della prevenzione e della manutenzione: sono obiettivi che devono accompagnare ogni intervento strutturale e infrastrutturale.
La Città Metropolitana di Reggio Calabria ha tutte le carte in regola per diventare un laboratorio di rigenerazione urbana e ambientale. Le sue fragilità non devono rappresentare un freno, ma uno stimolo ad agire con più competenza e visione.
Serve un nuovo patto tra istituzioni, professionisti e comunità locali, fondato sulla responsabilità condivisa e su scelte lungimiranti.
Sicurezza e sviluppo non sono opposti: possono e devono procedere insieme.
Questo è il momento della consapevolezza. E del coraggio di costruire”.
Così in una nota:
Ing. Francesco Foti
Presidente Ordine degli Ingegneri della Provincia di Reggio Calabria
Arch. Santina Dattola
Presidente Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori della Provincia di Reggio Calabria
Dott. Forestale Antonino SGRO’
Presidente Ordine dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali della Provincia di Reggio Calabria
Dott. Giulio Iovine
Presidente Ordine dei Geologi della Calabria