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Pazzano guarda oltre e lancia appello per unità forze progressiste: “A Reggio nove anni di devastazione Pd, costruiamo alternativa solida”

“Lo diciamo, senza nascondimenti, a quelle forze progressiste che vogliono davvero cambiare Reggio. A chi, pur riconoscendosi nei simboli di partito di csx, non può riconoscersi nello sfacelo di questa amministrazione. Ora siamo nel Palazzo, ma restiamo in Strada. Ci interessa continuare a costruire un’alternativa solida per un’opposizione vera (e non finta, come Reggio era abituata a vedere) e per una possibilità di Governo. Costruiamo insieme”.

Così Saverio Pazzano, leader de La Strada e già candidato sindaco di Reggio Calabria.

Nella sua nota, il consigliere comunale di minoranza analizza il voto delle ultime politiche e lancia alla fine un appello a tutte le forze progressiste per costruire alle Comunali del 2025 (scadenza naturale del Falcomatà bis) un’alternativa agli schieramenti di centrodestra e centrosinistra.

“La vittoria della Destra, con una limitata presenza di espressione centrista, era una storia già scritta. Perché il PD abbia giocato a perdere, chiudendo a ogni alleanza sensata, lo scopriremo, forse, tra qualche mese di sangue e lacrime e di enormi costi sociali.

Considerate le riforme (o meglio le controriforme) distruttive del sistema sociale messe in atto dal campo del centro-sinistra negli ultimi anni, in proporzione perfino la Destra farà danni limitati sul piano delle politiche del lavoro, dell’istruzione, della sanità. È sui diritti civili, sulla visione di Paese, che – spiega Pazzano – si gioca la differenza principale, su quell’idea di Italia plurale, multiculturale ed europea che è un dato storico che la Destra vuole negare.

Il problema è che in una sconfitta dell’area progressista, che pare costruita a tavolino tanto è perfetta per perdere uninominale dietro uninominale, si vede l’unico interesse del PD: piazzare i propri, e amen. Ripartire dai feudi, dalle correnti e aspettare il momento buono – la bollitura a fuoco lento degli ennesimi leader di Governo – per risalire in sella da protagonisti o almeno da comprimari.

La vittoria al Sud e il trionfo in Calabria del M5S – prosegue l’esponente di sinistra – sono la risposta parziale e temporanea a una domanda che rimane inevasa dai tempi in cui si delineò il concetto di questione meridionale: politiche del lavoro attive, politiche culturali, politiche di contrasto alle massomafie. Una parte di voto di opinione che si concentra su questi enormi e irrisolti bisogni e che non ha trovato, dalla fine degli anni ’80 ad oggi, nessun partito di sinistra (che si dichiari tale, cioè) in grado di dare concrete soluzioni: per limiti oggettivi il PD (che è un partito conservatore a tutti gli effetti, con tracce di progressisti all’interno, e con bravi elementi tra gli amministratori locali, che però nelle dinamiche nazionali contano almeno quanto me che scrivo queste cose), per scarsi o nulli risultati elettorali quasi tutti gli altri.

Da dove ripartire? Dagli amministratori locali, dai bravi sindaci che nei comuni fanno i conti con i problemi reali del Paese, dai movimenti, dalle realtà di base ogni volta chiamate in causa per le elezioni e per le quali manca, dal dissolvimento della Prima Repubblica, un progetto nazionale in grado di metterle insieme senza scadenze elettorali, senza diritti di primogenitura, senza steccati ideologici a chi è più di sinistra. Ripartire anche da ciò che manca, e riconoscerlo.

E a Reggio? A Reggio è un’altra storia. O meglio, è, come sempre, un piccolo laboratorio dell’Italia. Siamo tra due fuochi. Una pessima amministrazione a guida PD (o Italia Viva? o Azione? o a guida personalistica?), della quale il PD non ha saputo o voluto arginare i danni. Nel cupio dissolvi di Falcomatà si trova invischiata una città amministrata che peggio non si può. Il tradimento permanente della Primavera. Cosa succederà? I giochi si fanno a Roma, come sempre. Fratelli d’Italia, primo partito nazionale, vorrà consegnare presto o dopo la città a Forza Italia? Aspettiamo i rimpasti in Regione, e strutture e incarichi di Governo per vedere le carte.

Nel frattempo la maggioranza attenderà, cercherà di limitare i danni feudali: il posto liberato in Regione da Irto aumenterà – a rotazione – il potere delle cordate personali in Consiglio comunale – di interessi collettivi manco a parlarne –, e questo peserà negli equilibri interni.

A Reggio cosa resta? A chi non appartiene ai feudi, a chi davvero vuole avere cura di questa martoriata città? A chi cioè è libero di pensieri, parole, azioni? Provare a resistere, come sempre.

Questo centrosinistra e la Destra seguono le stesse logiche, perseguono le stesse finalità con piccole nuance di differenza nell’immagine. Giocano a farsi la guerra, ma flirtano. Come mai siamo gli unici ad avere mosso formalmente la sfiducia al Sindaco e a chiedere che il Comune si costituisca parte civile nel probabile rinvio a giudizio per i presunti brogli? Il consociativismo contro gli interessi della città, per gli interessi dei feudi.

La notizia che già conoscono tutti: Reggio è elettoralmente persa per il centro-sinistra, tanto vale limitare i danni: deleghe, strutture, incarichi, candidature blindate…. La solita storia. Del resto dopo nove anni di devastazione della città, cosa si può pensare altro?

Ripetiamo l’invito fatto ormai tre anni fa: ‘Vogliamo guardare il mostro negli occhi? O vogliamo semplicemente entrare in un derby tra cdx e Falcomatà tra chi sia meno peggio? Questo modello non si può rabberciare, la gestione di Reggio Calabria è fallimentare da ogni punto di vista. La questione morale tocca tutta la città. Bisogna avere il coraggio di demolire e costruire da un’altra parte’”.

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